Stefano e Cristian, quando il mondo non è pronto a un addio così precoce

Troppo presto. Modalità diverse, tragedie differenti, il fattore comune delle precocità. A 35 anni non si muore, neanche a 40 si muore. Eppure succede, risucchiati dalla fatalità o da buchi neri di cui è complicato capire la profondità.
Le parole si sono perse nell’abisso dei perché senza risposta quando Galatina ha appreso dell’addio al mondo di Stefano; sono già amaro rigurgito nel saluto che oggi Nardò darà a Cristian stroncato da un’emorragia cerebrale.

"Buon viaggio, bomber". In centinaia per l'addio a Tony Vantaggiato

Mi chiedo come possa una spalla come quella di un padre, che ha tenuto in braccio un figlio e su quella spalla lo ha protetto e fatto giocare, ritrovarsi schiacciata dal peso di un feretro che chiude nel silenzio eterno proprio quel figlio.

Se nel metterci la faccia si rischia di perderla

È un atto di coraggio. Quello di metterci la faccia, dico. È un atto di coraggio bello e buono, non scontato e di certo non sicuro. Perché tra il metterci la faccia e il perderla basta davvero un nulla.
La linea che divide la voglia di fare la propria parte da una vuota mania di protagonismo, il più delle volte ingiustificata, non sostenuta da reali capacità intellettive o esperienziali, è più che mai sottile e le elezioni amministrative ci mostrano puntualmente quanto fragile sia questo limite.

Ciò che resta, oltre noi

Prima l’uomo, poi il cane. Non è un film, non è un’invenzione cinematografica. È vita reale. Anzi, è morte, il passaggio insondabile della vita, quel dopo in cui credere, in cui sperare di incontrarsi di nuovo. No, zio, non è un film. Il tuo addio discreto è il triste epilogo di quasi novant’anni di dedizione al lavoro e ai tuoi cari, di quelle fragilità che l’avanzare dell’età tende a mettere in evidenza e che si riassumono quasi sempre in una forma malinconica e nostalgica di ciò che è stato e di ciò che potrà essere, anche senza di noi.

Sara, il silenzio dell’addio

Il silenzio è sinonimo di cose taciute, di pensieri che non si esprimono, di giorni in cui il rumore non ci appartiene. Eppure il silenzio sa essere esplosivo quando ne avverti un peso che è senza via di uscita. Quello di Sara Scrimieri è il silenzio dell’addio. La giovane 33enne di Galatina, rinvenuta senza vita nel suo appartamento di Valencia giovedì scorso, in quel silenzio non era riconoscibile. Lo sapevano le sue amiche che, non sentendola per un giorno intero, si erano insospettite e allarmate.

Vi auguro gli occhi di Giulio

Tutte quelle amare, ingoiate a fatica per l’ennesimo dolore, sono lacrime che ci hanno graffiato i volti in questi ultimi due anni, volti nascosti, volti impauriti e incerti.
Ma oggi io vi auguro gli occhi di Giulio, gonfi di lacrime lucenti, perle di gioia per uno dei momenti indimenticabili della sua vita. Questo giovane papà, emozionato e quasi indifeso mentre taglia il cordone della sua piccola Ginevra, a pochi attimi dalla nascita di sua figlia, è l’immagine perfetta di questo Natale.

Al galoppo, Cavallino Bianco!

Delle vecchie sedie, quelle in legno, quelle scomode, ma testimoni di tanti pensieri, tante risate e tante emozioni, è rimasto solo qualche esemplare nel foyer. L’antico videoproiettore dall’ingresso guarda la fontana in fondo. Come dire: è tutto nuovo, ma è il passato ad aver tenuto duro, è la tradizione, è l’orgoglio, il vociare dei veglioni, le luci soffuse, la musica. Senza quel passato, dire “il futuro è adesso” sarebbe stato impossibile.

Spiegare le vele ed essere protagonisti, gli studenti del “Vespucci” di Gallipoli si sono classificati al 96° posto alla Barcolana di Trieste

Ci sono le cose immaginate, che rimangono lì, delineate solo nella testa. E poi ci sono quelle sognate e poi realizzate, destinate a lasciare un segno meraviglioso in chi le vive.
Gli studenti dell’istituto superiore “A. Vespucci” di Gallipoli apprendono il mare, ma poi se lo prendono, lo toccano, lo attraversano, ci si buttano dentro spiegando le vele e solcandone le onde.

Luigi Malerba, non c’è addio quando si continua a essere Amore

Antonio, Arianna, Alice. Ci dicono che, anche nel giorno della morte, bisogna celebrare la vita. E la vita è quella che continua, comunque, nonostante, al di là. Continua per i figli di Luigi Malerba, presenti ieri all’esequie del padre, strappato alla loro quotidianità a soli 53 anni da un tragico incidente stradale giovedì scorso.

Sul tetto d’Europa, nel cuore degli italiani: anche la piazza di Galatina è tricolore

Di quelle notti in cui prenderesti tra le mani il volto di chi hai accanto per rubargli un bacio, anche senza conoscerlo. E magari una promessa: che non sia l’ultima volta che si esulta così, così da italiani, così da popolo sorridente, così da araba fenice che ha sempre ceneri da cui rinascere.
È una di quelle, di quelle notti lì, così rare e così meravigliose.