Dall’accenno di lettere greche usate in malo modo, è probabile che si tratti di studenti del liceo classico, cosa che, per puro campanilismo, mi lascia ancora di più l’amaro in bocca. Ma da qualsiasi scuola provengano, rimangono l’ennesimo esempio della strafottenza di una gioventù che ha tutto e che, nonostante questo, risulta annoiata e cafona.
Non si generalizza, premessa indispensabile e giusta. Ma non arrabbiarsi davanti a questi ragazzi e a queste ragazze che si accampano sui gradini di una chiesa, con ogni evidenza appena rimessa a nuovo (se non fossero informati sulla ristrutturazione a cui è stata sottoposta per mesi la parrocchia di San Sebastiano), e pensano bene di imbrattarne i muri, per me è inevitabile.
Sono ovviamente frasi senza senso e senza ironia, ma anche fossero stati i poemi omerici, di cui magari hanno sentito parlare qua e là durante l’anno scolastico, non c’è giustificazione alcuna a rendere vano il lavoro e il denaro altrui per un bene che è per di più non elitario.
Il parroco e tutta la comunità stanno ancora faticando alla ricerca del budget necessario a coprire le spese affrontate e qualcuno ne ignora ogni sacrificio, nella superficialità di un’età che sembra giustificarsi costantemente dietro la spensieratezza che dice di meritare per diritto.
A 14, 15 o 16 anni non si è adulti, ma non si è neanche dei bambini ed è obbligatorio prendersi delle responsabilità. Una schiera di genitori pronti a ovattare ancora una volta i propri figli e di docenti portati allo stremo da mesi di lezioni e interrogazioni forse hanno qualche “se” o qualche “ma” come asso nella manica per stemperare questa situazione.
A me rattrista in qualsiasi caso.