Nella foresta lontano dagli umani con le fronde, io, albero tra tanti, mi nutrivo di luce, di acqua, di quella cosa che alcuni chiamano anidride carbonica e godevo di buona salute. Le radici ben salde nel terreno mi sostenevano e mi davano anch’esse di che vivere. Un giorno improvvisamente fui estirpato, rasato, ridotto ad un palo e insieme ad altri miei compagni fui destinato a sorreggere un filo che agli umani serve per far sentire la loro voce senza gridare.