Nel film The Founder, Ray Kroc, l’uomo che trasformò McDonald’s in un impero globale, dice: «The McDonald’s brothers had a dream, I turned it into a reality.» «I fratelli McDonald avevano un sogno, io l’ho trasformato in realtà.»
Questa frase racconta come una piccola idea possa diventare un fenomeno planetario.
L’8 settembre 2025 Galatina entrerà, seppur in piccolo, in quella storia globale con l’apertura di un nuovo punto McDonald’s.
C’è chi accoglie con entusiasmo il colosso del fast food e chi storce il naso pensando al valore identitario e culturale della città.
Mangio da McDonald’s solo ogni due o tre anni. Per me, sedersi con il vassoio di plastica colorato e l’inconfondibile panino è un piccolo rito urbano, una trasgressione consapevole che non ha nulla a che fare con l’equilibrio alimentare, ma rappresenta solo un piacevole sfizio occasionale. Trovo affascinante come un modello industriale basato sulla standardizzazione e sull’espansione rapida possa trasformare una piccola idea in un fenomeno globale, così distante dai valori delle tradizioni gastronomiche locali.
Quei valori sono fortemente presenti a Galatina. È la città del pasticciotto, delle pietanze che raccontano la storia del Salento, dei vini e degli oli che profumano di eccellenza. La città vive dei suoi sapori e delle attività che li tramandano: pasticcerie storiche, panetterie artigianali, trattorie familiari, ristoranti di qualità, locali che reinventano la tradizione con creatività e rosticcerie che da generazioni rappresentano un punto di riferimento. Questo tessuto variegato costituisce il vero biglietto da visita di Galatina.
L’apertura di una catena globale potrà portare lavoro e generare un flusso aggiuntivo di consumatori (ben venga!) ma non penso che rappresenti la strada principale per sviluppare l'economia locale. Potrebbe, però, stimolare una maggiore consapevolezza in quanti quell'economia provano a generarla ogni giorno. Finora i tentativi di associazionismo tra ristoratori, pasticceri, panettieri e operatori del settore hanno avuto risultati modesti.
Credo sia invece fondamentale costruire un brand forte e condiviso che leghi il nome di Galatina anche al settore eno-agroalimentare.
Galatina non è solo il pasticciotto, per quanto glorioso. È il pane caldo che profuma al mattino dalle panetterie, la cucina casalinga delle trattorie, i menù ricercati dei ristoranti, l’accoglienza calorosa dei locali che fanno musica e buon cibo, le pasticcerie con i dolci che raccontano anche le tradizioni e le rosticcerie che hanno cresciuto intere generazioni.
La vera prospettiva per Galatina non è, dunque, confrontarsi con il nuovo arrivato, né addirittura giudicarlo, ma rafforzare orgoglio e consapevolezza del proprio tessuto produttivo e culturale. Valorizzare questa rete è fondamentale per una città che ambisce a diventare Capitale della Cultura 2028.
Con un brand forte e condiviso, il tessuto imprenditoriale tradizionale potrebbe trasformare il sogno di un brand Galatina in realtà, proprio come Ray Kroc fece con una piccola idea diventata un impero globale.