Uomo. Guarda il mio seno, curva dalla sensualità delicata, custode di dolce nutrimento. Guarda le mie gambe, muscolo teso del quotidiano peregrinare, vettore che dal basso spinge verso l’alto e prova a farti fare un salto. Guarda le mie labbra, forse dal troppo dire, morbido silenzio nel sorriso che ne dipinge le rughe ai lati, nel bacio che attendono.
Ora, uomo, chiudi gli occhi. Pensa a quel seno, quelle gambe, quelle labbra che hai appena guardato. E ora immagina che siano il seno, le gambe e le labbra di tua madre o di tua sorella. Forme gentili del tuo sangue.