Non so in che Europa viviamo, non so a quali valori si ispiri…ma certo non è una Europa che mi piace, non è quella Europa che immaginavo. In questi giorni dobbiamo assistere al penoso spettacolo di una nave piena di persone in difficoltà, che non sa dove attraccare. Porti chiusi. Non capisco cosa voglia dire. Non capisco Malta, non riconosco l’Italia, e men che meno riesco a leggere il pensiero della Francia. E mi chiedo: quanto vale la vita dell’essere umano, di qualsiasi essere umano sulla terra. E mi chiedo come si faccia ad essere convinti di avere diritti diversi rispetto a chiunque altro, che provenga da qualunque altro paese del mondo. Eppure, nei giorni successivi all’attentato di Parigi al giornale Charlie Hebdo, 7 gennaio 2015, tutti siamo scesi in piazza con le scritte “Siamo tutti Charlie” e sentivamo il peso della morte delle dodici vittime come qualcosa di insopportabile. Ed era giusto così. Ma mi chiedo che differenza fa uccidere con una bomba o con un mitra, rispetto ad uccidere lasciando annegare innocenti in mare. No, proprio non riesco a vedere la differenza. Non credo che la vita di un bambino siriano o del centro Africa valga meno di quella di un bambino italiano. E per questo mi aspetterei di vedere sfilare per le strade un corteo di persone con striscioni con su scritto “Siamo tutti profughi su Aquarius” siamo tutti in cerca di un porto sicuro. I profughi di Aquarius stanno pagando, con questo viaggio estenuante che sembra non avere fine, il prezzo di una politica sull’immigrazione a dir poco fallimentare. L’Europa ha il dovere di rispondere con dei provvedimenti che regolino i flussi migratori che non si fermeranno, questo è sicuro, non si fermeranno certamente mettendo un tappo nel foro di una diga che tracima da tutte le parti. Sicuramente l’Italia deve alzare la voce in Europa e farsi forte con i forti, che amano mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, forte con i più forti e accogliente con i più deboli. Per continuare a vantarci di essere la culla della civiltà che ha sancito la carta dei diritti inalienabili dell’uomo, non possiamo pensare di barricarci in casa, respingendo chi ha il desiderio di vivere lontano dalle guerre e dalla miseria. Dobbiamo invece, come cittadini europei, pretendere dai nostri governanti politiche illuminate che spezzino il traffico illecito di esseri umani che arricchisce malavitosi senza scrupoli che non fanno differenza tra il traffico di armi, di droga o di migranti.
Auguro a tutti una “domenica scomoda” finché Aquarius non sarà entrata in uno dei porti che la Spagna, bontà sua, ha messo a disposizione. Siamo tutti profughi a bordo di Aquarius.