A rischio il prezioso archivio della Chiesa Madre

Restaurato il volume dei matrimoni dal 1801 al 1809. Il registro più antico ed ancora ben conservato risale al 1515. Gli incontri di Aldo Vallone con Aldo Moro

A rischio il prezioso archivio della Chiesa Madre

Lo estrae dal pacchetto in cui è ancora conservato e lo appoggia su un tavolo. Con estrema delicatezza apre la prima di copertina  su cui si legge “Liber Coniugatorum 1801-1809”. “Ma non è la sua originale –spiega- questa l’ha aggiunta la ditta tedesca, con sede a Roma, che l’ha restaurato”. Sull’originale in italiano, su un’etichetta che sembra non avere più di 50 anni, è scritto in corsivo “Matrimoni dal 1801 al 1809”.
Don Antonio Santoro, 38 anni, è parroco della Parrocchia Madonna della Luce a Galatina ma continua a collaborare con monsignor Aldo Santoro in Chiesa Madre. Il libro che, con tanta cura, mostra al cronista fa parte del prezioso archivio della “Madre di tutte le parrocchie galatinesi” (San Pietro e Paolo).
“Il volume più antico che vi è conservato risale al 1515 –sottolinea don Antonio che ha anche un incarico nell’archivio diocesano ad Otranto. Tutte le settimane gli studiosi si alternano qui negli uffici della parrocchia per consultare il nostro patrimonio archivistico che purtroppo si va degradando. In questo luogo si sono incontrati Aldo Vallone e Aldo Moro proprio mentre entrambi consultavano con grande attenzione questi documenti".
Don Antonio ha finanziato personalmente il restauro del libro dei matrimoni appena rientrato dalla Capitale. “Se non si corre con urgenza ai ripari –dice preoccupato- si rischia che anche i registri più antichi e preziosi  siano attaccati dall’umidità e si perdano (letteralmente!)”. Le pagine del libro “ricostruito” sono state parzialmente recuperate adagiandole su un supporto “che si usa in casi come questi ma la loro lettura ora è difficoltosa".
Tira fuori un altro registro grigiastro le cui pagine sono quasi ridotte alla metà. “Ha bisogno di un intervento urgente”-dice, preoccupato.
Sistemare e restaurare tutto l’archivio della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Galatina non dovrebbe costare molto. “Con qualche decina di migliaia di euro si potrebbero risanare tutti i volumi e che dovrebbero poi essere collocati in un luogo asciutto e ad atmosfera controllata. Qui accendo spesso il deumidificatore ma è solo una soluzione tampone”.
La massima parte degli ultimi cinquecento anni di storia galatinese (battesimi, matrimoni, funerali) è contenuta nei volumi custoditi con grande passione da don Antonio e don Aldo ma rischia di andare perduta.
Contare sulle Istituzioni è praticamente inutile. La speranza è che le tante persone che amano Galatina prendano a cuore la situazione e, investendo anche piccole cifre, contribuiscano a salvare la “storia” dell’Ombelico del Salento.