L'odore del tabacco

Mio padre ricamava la “pietra leccese”, poco più avanti abitava un signore che faceva l’ambulante, cofano aperto in tutte le “chiazze” a vendere mutande e merletti. Dall’altra parte della strada un prof. Di matematica, poi un fornaio, poi un pensionato.  Di fronte abitava un contadino, casa con giardino piena di alberi di frutta, una gabbia con una decina di galline e il soffitto pieno di “chiuppi” di tabacco appesi, per buona parte dell’anno. Era lì che mi piaceva stare, a respirare il profumo della terra, l’odore del tabacco.

Dove l'aria è popolare

Oggi ho finito gli ultimi ritocchi, sono tornato dopo 30 anni e qualche mese nella mia casa nel cuore del RIONE ITALIA, a SUD del mio Paese. L’avevo abbandonata per rincorrere quel mio vecchio sogno di abitare  al “centro”, dove puoi muoverti a piedi. È

L'ultimo ciao

Sono arrivata sulla terra in una serata di primavera. Quelle serate che vorresti
non finissero mai. Con ogni stella al suo posto e la luna così chiara e bella da
fermarti il fiato, fermarti il respiro. Quelle serate in cui avresti sempre da dire, da
parlare, da raccontare. Quelle serate così calme e silenziose da sembrare finte.
Quel silenzio e quella pace furono squarciate dal mio pianto quando misi piede sul
mondo. Un mondo illuminato a giorno dalla gioia di mia madre, di mio padre e dei

L'amore ai giorni nostri (storie inventate)

I percorsi imprevisti della vita, mi portarono a vivere con mio padre soltanto e condividere con lui tutte le difficoltà e tutte le gioie di quella che fu una straordinaria avventura che ci vide fare tante cose che non avevamo mai immaginato di fare, che ci vide divisi tra pizzerie, trattorie e “tutto pronto” e quella gara di solidarietà che si mette in moto da parte di zie e parenti.  Mai una smagliatura, tutto filò liscio, quasi perfetto, tranne un periodo ed è quel  “breve periodo” che voglio raccontare.  Per quel che sapevo io, toccava sempre ai genitori addolcire ai figli le prime del

10 gennaio 1961. Lettera di un emigrante

Succede a volte di non riuscire a chiudere un cassetto del comò per quanto è pieno. “Devo sistemare un po’ di cose, buttare via ciò che non serve, fare in modo che torni a chiudere. Lo farò oggi, tanto non ho nulla da fare, tanto sono pensionato e tanto, mi annoio tanto” – disse a se stesso quell’arzillo vecchietto. Tirò fuori il cassetto e sotto calzini, maglie e mutande spuntò un pacchetto legato con elastici. – “Ecco perché non chiudeva” – mormorò.  Tirò fuori quel pacchetto e cominciò a scartarlo.

Sette meno meno

Seduto sui gradini di una Chiesa,
ad ammirar lo spazio e la distesa,
di un mare d’erba perso all’orizzonte,
di un sole che finisce contro un monte.
Succede sempre verso l’imbrunire,
di starmene in silenzio un po’ a sentire,
tutto quanto il mio cuore ha da ridire,
tutte le novità da riferire.
Non tirava un alito di vento,
tutto era fermo e tutto in movimento.
Riguardavo controluce la mia vita,
la parte sana, la parte ferita.
Rivedevo stagioni ormai passate,
le prime timidezze inaspettate,

Cinquantadue settimane e qualche giorno

L’età aveva lasciato alle mie spalle moda e musica. Per mezzo secolo avevo vissuto tra risparmi e rinunce, avevo addirittura ripreso a “scrivere” dopo una ventina d’anni e avevo quasi iniziato a percorrere quel famoso “viale del tramonto” che prima o poi dobbiamo percorrere tutti. Per mezzo secolo, avevo vissuto  avvolto in una piacevole monotonia, ma quando quel giorno fui assalito dalla “voglia di vivere” ci vollero 52 settimane e qualche giorno per farmi tornare sulla terra.

A Galatina aspettano il nuovo papa

Mi fa
ha vinto il PD senza elle?
Si – gli faccio io – ha vinto ma ha anche perso.   
-Allora ha vinto il PD con la elle?  
-
No, ha perso, ma ha anche vinto.
-Ma allora chi ha vinto?
-Ha vinto Beppe. Ma poi non ha neanche vinto.
-Beppe chi?  
-Beppe Grillo.
-il comico?
Si proprio lui.
-Un comico prestato alla politica?
-No è la politica che si presta alla comicità.
E Silviuccio?
E’ pronto ad accordarsi con i comunisti.
-E Niki ?

'Ma io lo avevo capito'

Cascasse il mondo, alle 13 e 25 di tutti i santi giorni di scuola ero là, davanti al cancello d’uscita e qualche volta mi capitava di trovarmi ad aspettare anche quando per un qualche motivo, mio figlio,  non era andato a scuola.  Per il resto la mia vita era tutta un ritardo, piena di appuntamenti mancati e  di occasioni perse. Ma quel ritardo, in quel gelido giorno d’inverno mi strappò in due il cuore.

Rosso tramonto

La ricerca di un oggetto importante da regalare, mi portò in giro per negozi. Ci tenevo al regalo e prima di sceglierlo volevo guardare un po’ in giro. La ricerca mi portò in un paese vicino, le vetrine, le luci e un lusso imbarazzante fecero  il resto. Entrai di pomeriggio che avevano appena aperto e fui accolto con saluti e sorrisi. Mi venne incontro una commessa, si e no 20 anni, non più alta di un metro e 80, elegante e raffinata. Il mio imbarazzo raggiunse il massimo quando guardandomi intorno mi accorsi che non era neanche la più bella.