Ritorno alle origini

Ricordo chiaramente gli immensi centri commerciali, abbandonati, vuoti, vetri rotti, erba altissima tutt’intorno dove c’erano parcheggi, cani randagi che si muovevano malamente dappertutto, stanchi ed affamati. Città al buio, neanche un’auto in giro, barboni ovunque, strade deserte, bar chiusi, gente triste e malvestita.

A zia Mimì

Un’altra estate era già passata, le giornate cominciavano ad accorciarsi ed i primi temporali di tanto in tanto squarciavano il cielo. Si sentiva tutt’intorno quell’aria di “scuola”, quell’aria che segnava l’arrivo di un nuovo anno scolastico. E cominciavano i pensieri e le preoccupazioni per non aver  aperto un libro, né scritto un rigo durante tutto il periodo delle vacanze, insomma la preoccupazione per non aver fatto i “ compiti delle vacanze”. 

“Se ci fossi stata anche tu”

“Un giorno ti sveglierai “ disse il parroco del rione a quella ragazza neanche trentenne che aveva lasciato il marito e due figli per scappare con un ragazzo più giovane di lei di cui si era follemente innamorata. “Lui” se ne fece una ragione e continuò a montare antenne, riparare TV e prendersi ogni cura e premura per i due figli.  “Lei” si fece vedere dopo qualche anno e dopo qualche anno ancora senza  far mai trasparire alcun senso di colpa.

Quella mia amica del Villaggio Azzurro

Con il mozzicone della sigaretta appena fumata, accendeva la sigaretta successiva. Aveva le dita della mano destra annerite dal fumo e dalla nicotina e un alito pesante da grande fumatore quale era. Come “maestro” nulla da dire, bravo, generoso e soprattutto molto spiritoso. Quell’aula era sempre piena di fumo e noi tutti a respirare insieme a lui quel fumo denso e grigio di quelle sigarette “alfa senza filtro”.  

Io non m'aspettavo tanto

Quando finalmente tornai al mio paese, avevo ancora addosso e mi rimase per molto tempo, la paura di doverlo ancora abbandonare. Ero troppo legato alla mia terra, ai suoi profumi, ai suoi sapori. L’idea di dovermene staccare per qualche motivo, mi dava preoccupazione e tristezza, l’idea di dovermi spostare per un lavoro,  così difficile da trovare,  mi faceva stare un po’ in pena, un po’ in ansia.   Erano tempi di grande emigrazione al Nord,  alla FIAT  e alla PIRELLI c’era lavoro per tutti.

Temporale di Primavera

Ci colse di sorpresa, all’improvviso, un attimo prima il sole che  “pizzicava” e  un attimo dopo pioggia a non finire.  Per ripararmi entrai in un portone e da lì guardavo fuori quei goccioloni d’acqua che sbattevano sul basolato appena rifatto. Neanche un minuto ed entrò di corsa un ragazzo della mia età che conoscevo di vista, quasi tutto bagnato . – E’ la primavera – gli faccio – un  po’ di sole e un po’ di pioggia -.

Le scarpe di para

Quella sera mi capitò per caso, di scartare dei ricordi, tornare indietro ai tempi in cui non avevamo nulla ed eravamo felici.  Un maglione ci durava una vita. I pantaloni si rammendavano, si riparavano fin che si poteva,  poi quella stoffa veniva utilizzata per altro, conservata quasi mai buttata. Se vado indietro con la memoria, ricordo l’unica stanza da letto in cui dormiva tutta la mia famiglia. Io nella culla che era già fuori misura e fuori età tanto che, in maniera molto artigianale, era stata allungata per poter far trovare alle mie gambe stese l’appoggio fuori dalla culla.

Diciotto anni

Dopo il primo mi sentivo più allegro e spensierato, dopo il secondo cominciai a ridere e sorridere per qualche motivo o anche senza. Dopo il terzo bicchiere di vino rosso, diventai un fiume in piena, brindisi con rima incorporata, battute, avevo insomma sfoderato tutto un repertorio che neanche sapevo di avere.  Cominciai a prenderci gusto e qualche altro bicchiere di vino arrivò ancora. Eravamo al “GALLO D’ORO” quasi quarantacinque anni fa, era una festa di compleanno. La mia. Mangiammo tanto ma soprattutto bevemmo tanto.

Un'altra bellezza

Chi mai ebbeil coraggio di rubarmi lo stereo nascosto sotto il sedile della mia  ALFA-SUD blu - notte, seminuova,  LE 179207.  Chi mai fregò il mio stereo, proprio davanti alla Chiesa di SAN BIAGIO, sotto gli occhi increduli del buon DIO. Chi  mai ebbe il coraggio di lasciare senza stereo e senza musica quei quattro altoparlanti PIONEER,  due sugli sportelli davanti e due dietro. Allungai il braccio destro sotto il sedile di fianco al mio e non toccai niente, mi allungai per guardare bene sotto il sedile e sprofondai nell’amarezza quando capii che lo stereo non c’era più.

L'estate del '63

Quel tramonto fu di 1000 e più colori, 1000 e più sfumature. Quando il sole finalmente sprofondò nel mare, scese un po’ di aria fresca e si riprese a respirare. Verso l’imbrunire c’era ancora tanta gente in spiaggia e tanta gente in acqua  A malincuore caricammo tutto e ci dirigemmo verso la macchina mentre già spuntava la luna. Facemmo il giro più lungo pur di continuare a vedere il mare.