"L’Amazzonia brucia. E la Politica?"

"L’Amazzonia brucia. E la Politica?"

L’Amazzonia brucia, gli alberi sono miei ed io non posso restare indifferente: fermiamo l’incendio, abbiamo diritto di respirare. L’Amazzonia è il polmone che ci dà il 20% dell’ossigeno che respiriamo. La sua distruzione appartiene alle politiche sovraniste che tutelano gli interessi nazionali di un capitalismo di rapina dei beni circoscritti dentro la frontiera. Il presidente del Brasile Bolsonaro è complice ed alleato di quel capitalismo che brucia l’Amazzonia per avere terra per agricoltura industriale di soia e terra per estrarre materie prime preziose. La soia del Brasile, come quella della Bolivia, alimentano i maiali sul mercato e l’oro estratto dalle miniere dell’Amazzonia finisce nelle gioiellerie della Svizzera e della ricca Europa.
L’incendio dell’Amazzonia è un’emergenza. La risposta deve essere un vero cambio di passo, un cambiamento radicale dei nostri comportamenti a partire dall’alimentazione. Gli alberi sono gli amici sapienti che ci possono salvare dalla distruzione del pianeta. L’aumento di CO2 nell’aria ha causato un aumento della temperatura, facilitando gli incendi delle campagne abbandonate sommerse da plastiche e rifiuti. Abbiamo perso il paesaggio e siamo orfani degli alberi sapienti. Il salento ha perso 4 milioni di ulivi: l’economia dell’olio e tanti posti di lavoro. La terra del Salento sospesa sul mare ormai è un deserto di alberi fantasma, come sono diventati gli ulivi secchi a causa della Xylella. E la politica?