“Se vuoi ti do io qualcosa su cui scrivere”

La città ha salutato Teresa Martucci Vallone

“Se vuoi ti do io qualcosa su cui scrivere”

Non c’era volta in cui incontrarsi non significasse iniziare il dialogo con “che notizie ci sono oggi?”. Poi passavi subito a dirmi che avevi tu qualcosa su cui valesse la pena scrivere. E quasi sempre si trattava di nonni, di scuola, di bambini, di vita ordinaria che diventava straordinaria ai tuoi occhi che si innamoravano di ogni gesto affettuoso.
Spesso scherzavi, “vuoi scrivere su di me?”. Finché non è arrivato quel giorno in cui scrivere su di te è doveroso, ma anche molto triste.
Cara Teresa, dal posto in cui sei adesso sono sicura che tu abbia visto quanta gente di Galatina e non è venuta a salutarti, anche se è stata dura esprimere vicinanza al tuo Donato, ai tuoi figli, ai tuoi nipoti, alla tua grande famiglia, attraverso la mascherina e l’impossibilità di abbracciarsi. Un’intera comunità, quella della tua Santa Caterina, si è stretta in un saluto che aveva la delicatezza di una carezza. Si è fatto canto guardando i tuoi amici e le tue amiche dell’Octava Dies, il coro che è sempre riuscito a unire cuori diversi, eppure trascinati dalla musica in una sola preghiera. È diventato sorriso pensando a tutte le volte in cui con una battuta hai risollevato lo spirito di chi chiacchierava con te.
La malattia ti ha spaventata, ma ti ha messo sempre più a contatto con una una realtà, quella dell’ospedale, per cui non è mai mancata la tua stima. L’ultimo articolo che mi avevi invitato a scrivere era dedicato proprio a loro, ai medici, agli infermieri, agli addetti al laboratorio analisi, a tutti coloro che nei momenti più tragici di una persona sapevano essere nella gentilezza un insperato angolo di pace. Tu, volontaria instancabile, sapevi bene cosa significasse ogni gesto. La malattia ha spento il tuo soffio vitale, ma ha lasciato a chi ti ha conosciuta un esempio imperituro di affabilità, solidarietà, forza e coraggio. In tanti hanno affidato al cielo un “grazie”. Lo faccio anch’io, nella consapevolezza che la tua testimonianza di cristianità è stata un grande regalo.