La terra trema, ancora una volta. Sono appena le 7:40 di questa fredda mattinata del 30 ottobre quando, d’improvviso, a circa 8 km di profondità nella terra, si genera quell’energia meccanica pronta a segnare il destino di nuovi luoghi, di nuove vite; pronta ad incutere terrore, a risvegliare negli animi sentimenti di disperazione. 6,5 la magnitudo registrata, un’intensità che spaventa, mette i brividi. Forti boati, bruschi movimenti del suolo, edifici crollati, gente che atterrita si aggira per strada come a cercare rifugio da una natura ostile, minacciosa. Una natura indipendente che continua in maniera inesorabile il suo ciclo fatto di leggi precostituite cui l’uomo è inevitabilmente chiamato, sin dall’inizio dei tempi, a soggiacere.
“È tutt’altro che facile dire se la natura si sia dimostrata per l’uomo una madre generosa o una spietata matrigna.” Affermava ironicamente Plinio il Vecchio, qualche secolo fa, anticipando la visione di una natura che prende assoluto distacco dalle vite umane, come a spiegare la sua totale indifferenza circa il dolore di cui essa stessa ne è la causa. Lo stesso rapporto uomo-natura che emerge nel “Dialogo della Natura e di un islandese” scritto nel 1824 da Giacomo Leopardi (1798-1837), in cui quest’ultima viene identificata in una forza spietata, indifferente al destino dei viventi: “NATURA: Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che nelle fatture, negli ordini e nelle operazioni mie, trattone pochissime, sempre ebbi ed ho l’intenzione a tutt’altro, che alla felicità degli uomini o all’infelicità. Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n’avveggo, se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei.”
Natura, siamo del tutto impotenti dinanzi alla sua forza.
Natura, senso di superiorità rispetto alla limitata condizione umana.
Natura, magnifica onnipotenza. Maestosità superba che si impone senza guardare in faccia proprio nessuno.
Natura, poesia enigmatica che ci circonda, ci avvolge. “non richiesta e senza preavviso, essa ci afferra nel vortice della sua danza e ci trascina seco.”- Goethe.