Un assordante silenzio si leva da tre giorni da Palazzo Orsini. Da quando la giudice Caterina Stasi ha condannato il Comune di Galatina a far rispettare le regole di convivenza civile anche nel centro antico della città, i solitamente loquaci inquilini di via Umberto I 40 hanno le bocche cucite e le tastiere spente.
Tace il Sindaco Fabio Vergine (che ha tenuto per sé la delega al Centro Storico e alla Polizia Municipale) a cui Galatina.it ha chiesto, ieri, con un messaggio whatsapp, un commento sulla sentenza.
Tace Piero Lagna, consigliere comunale con delega al Centro Storico e gestore di uno dei più frequentati locali della movida galatinese (c’è un conflitto di interessi, per caso?). Sebbene anche a lui sia stato inviato lo stesso messaggio recapitato al primo cittadino, il rappresentante di Esserci per Galatina non commenta.
Tace Diego Garzia, consigliere comunale delegato alla Polizia Municipale. Il suo incarico non è operativo ma soltanto consultivo eppure, in altri casi, si è assunto meriti (fototrappole) tecnicamente non suoi. Questa volta, invece, mentre la giudice Stasi tira in ballo direttamente la Polizia Municipale, il nostro non spiccica parola.
Il magistrato evidenzia in sentenza “la totale mancanza di controlli da parte dell’ente civico in ordine al rispetto delle modalità di esercizio delle attività commerciali adibite a bar e intrattenimento nelle ore notturne; del resto il Comune resistente non ha neppure allegato o offerto di provare la sussistenza di adeguata vigilanza, ad esempio per il tramite della Polizia Locale, sui luoghi prediletti dalla locale movida (…) limitandosi a ribattere alle doglianze del ricorrente che costui non avesse sufficientemente insistito nel chiedere l’intervento della Polizia di Stato il 31 maggio 2024”.
E Garzia, con il Sindaco e Lagna, tace.
In sostanza si ha come l’impressione che “il diritto alla salute, compresso dal continuo disturbo del sonno e della quiete domestica” che spetta a tutti i cittadini non meriti prese di posizione ma soprattutto atti che lo tutelino.
"Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere", scriveva Ludwig Wittgenstein ma a tutto c'è un limite.