“Questo è quello che noi abbiamo”. Antonio De Maria, medico di base galatinese, indossa il camice bianco, ha i guanti in lattice e mostra la mascherina chirurgica che gli copre bocca e naso. Ha appena attraversato la porta dello Studio Associato ‘Medicina domani’ in via Giuseppina del Ponte e, sotto al portico, risponde, tenendosi a debita distanza, alle domande della brava Paola Moscardino, giornalista di LA7 che lo intervista per ‘L’aria che tira’ la nota trasmissione di Myrta Merlino.
Il servizio è andato in onda alle ore 12 di ieri ed ha suscitato molto scalpore per la denuncia senza mezzi termini che contiene. “Non abbiamo maschere, non abbiamo copricapo, non abbiamo un camice idoneo -sottolinea il medico di famiglia- non abbiamo assolutamente nulla”.
“Questa mascherina chirurgica -spiega - non serve assolutamente a nulla. Qui in provincia di Lecce abbiamo dieci medici di medicina generale in quarantena questo significa che 15000 pazienti sono senza assistenza”.
Le riprese sono state effettuate mercoledì scorso. Che cosa è cambiato da allora?
“Siamo esattamente allo stesso punto” -è la risposta di un infuocato dottore De Maria. “Stiamo lottando per far capire che noi medici di base siamo esposti quanto gli altri colleghi ma, a nostra volta, se malauguratamente dovessimo essere contagiati, potremmo trasmettere il virus ad un numero di persone dieci volte superiore rispetto a quelle con le quali viene in contatto un semplice cittadino”.
“Occorre poi tener presente che Galatina è una città particolarmente a rischio per vari motivi. Molti colleghi stanno anche riducendo al minimo il contatto con i famigliari. Qualcuno dorme da solo”.
“E poi non esiste solo il coronavirus. Dobbiamo assicurare la normale assistenza a tutti i pazienti -continua il medico con passione- e quando visitiamo, anche se su appuntamento, siamo a trenta centimetri dal paziente e lo dobbiamo fare senza i giusti DPI”.
“Nella sequenza di distribuzione della Asl -dice sconfortato- siamo gli ultimi. Ma noi che operiamo come studio associato abbiamo sette dipendenti e a loro dobbiamo assicurare i prescritti dispositivi di protezione. Prima che l’emergenza arrivasse ai livelli attuali ero riuscito a procurarmi dieci mascherine e le ho distribuite. Stiamo usando quelle e le sterilizziamo ogni tre giorni ma non possono durare all’infinito. Ci stiamo arrangiando come possiamo”.
“Dico solo che Governo e Regione hanno perso troppo tempo e quando sono andati sul mercato a comprare i DPI non li hanno più trovati. Comunque, nel mio piccolo come vicesegretario provinciale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), ho ordinato ieri in Cina 1000 mascherine FFP3, 900 mascherine chirurgiche, 900 occhiali, 500 tute monouso, 900 confezioni di gel disinfettante. Dovrei ricevere questo materiale nel giro di dieci giorni e lo distribuirò ai 500 medici iscritti al sindacato in provincia di Lecce”.
“Ci stiamo muovendo su tutti i fronti -conclude- per cercare di fare al meglio il nostro lavoro. Siamo arrivati ad autodenunciarci. Abbiamo cioè avvertito la Asl che nelle condizioni in cui ci costringono ad operare non possiamo garantire il servizio a cui i cittadini hanno diritto. Lavoriamo con il telefono (rispondo a 130 chiamate al giorno) e con WhatsApp ma non può essere la soluzione. Il rischio è grande”. E domani è un altro giorno.