Condannare la violenza. Sempre

Una riflessione dopo il recente episodio che ha coinvolto alcuni cittadini galatinesi in piazza San Pietro

Condannare la violenza. Sempre

Prendete un fatto di cronaca. Prendete diverbi e toni che si scaldano. Prendete gesti che si aspettano dalle periferie più malfamate e che invece animano il centro della città. Prendete persone note e meno note, desiderio di civiltà e risposta inadeguata lasciata al nervoso di una mano che fa più di quanto richiesto. Poi cancellate dalla mente che l'episodio sia successo a Galatina, che lo scenario sia quello di un locale frequentato e che tra i coinvolti ci sia anche un assessore.
Sgrondate il fatto da ogni dettaglio succoso per la nera, che vi sarà arrivato alle orecchie amplificato dalle chiacchiere del passaparola, e focalizzatevi su un momento preciso del trambusto che all'ora di pranzo di un sabato di settembre ha messo in moto le forze dell'ordine, ma ha soprattutto spronato a una riflessione amara.  Il momento è quello delle mani e delle minacce. Ci sono soggetti che credono che con il "gioco da villano" si possa risolvere ogni problema e che provare a spaventare la gente con il più classico dei "guardati le spalle" sia un alibi perfetto per il proprio modus agendi.
Beh, cari soggetti, al di là di qualsiasi colore politico vi stia più a cuore e di qualunque sequenza possano aver avuto i fatti che vi hanno visti protagonisti, gli atti di violenza sono da condannare, sempre. E francamente, se fossero accertati, avrebbero anche stancato. Non sareste neanche più originali nelle reazioni. Sembrerebbe non lontano nel tempo un altro episodio simile nei confronti di un consigliere comunale. Perché, se così fosse, non provate a stupire tutti cambiando registro? Perché non vi impegnate in un dialogo? A volte tentare di spiegare le proprie ragioni può essere incredibilmente saggio e molto più risolutivo di quello che si possa pensare e, soprattutto, potrebbe far passare un messaggio ben più pulito e sano di quello che fino a questo momento si sta trasferendo ai più giovani e alla città tutta.
Immagino che le sedi appropriate chiuderanno tra le proprie mura l'iter che querele e intervento della Polizia obbligano a intraprendere. Intanto si è persa l'ennesima occasione di mostrarsi civili, in ogni senso.
La solidarietà va a chi quotidianamente crede nella buona fede e nella possibilità di essere tutti un po' più vicini a chi abbiamo di fronte. Nella speranza che non ci sia una prossima volta in cui rimanere delusi.