“Chi non è schiavo al mondo? Rispondetemi a questo”. Ismaele, maestro di scuola che sceglie di imbarcarsi come marinaio, nel 'Moby Dick' di Herman Melville, riassume in queste nove parole l’eterna domanda dell’uomo: che cosa è la libertà? “Ai miei occhi le società umane, come gli individui, diventano qualcosa solo grazie alla libertà” affermava Alexis de Tocqueville.
Essere liberi vuol dire poter scegliere fra alternative possibili. Questa affermazione diventa delicata quando si parla di libertà di stampa. Molti neofiti dell’informazione confondono la “censura” (che viene esercitata solo dai governi autoritari) con la legittima scelta liberale del direttore responsabile di un organo di informazione il quale decide se e che cosa pubblicare di ciò che riceve (lettere, comunicati stampa, articoli).
Chi dirige un giornale deve controllare che, in ciò che mette in pagina, non ci siano violazioni del codice penale ma ha anche il dovere di non contribuire alla diffusione di informazioni false o che non tengono alcun conto delle leggi e degli ordinamenti vigenti. Ad esempio, se si scrive che un Sindaco, invece di spendere i soldi dei cittadini per attività culturali farebbe bene ad impiegare quei denari per riparare le strade, si sta dimostrando di non sapere che cosa è un bilancio comunale con i suoi capitoli di spesa e si sta diffondendo la falsa informazione che sia nei poteri del sindaco (e non del Consiglio Comunale che approva il bilancio preventivo) la discrezionalità nella scelta. Il Primo Cittadino però non è un monarca assoluto ma è soggetto all’organo deliberante oltre che agli organi di controllo.
Il direttore di un giornale dimostra di essere libero non quando pubblica acriticamente qualunque scritto riceva ma quando, dopo averlo letto, si convince liberamente che merita di essere portato, in tutto o in parte, all’attenzione del lettore.
Dopo l’avvento dei social stracciarsi le vesti e gridare alla censura perché un giornale non pubblica un proprio intervento significa veramente non aver chiari i concetti di libertà e di responsabilità.
“Il liberale ama la tolleranza e la libertà. Il suo amore per la tolleranza è la necessaria conseguenza della convinzione di essere uomini fallibili -scriveva Karl Popper. Tuttavia, egli è tollerante con i tolleranti, ma intollerante con gli intolleranti. La tolleranza, al pari della libertà, non può essere illimitata, altrimenti si autodistrugge. Infatti, la tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi”.
“Fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne -scrive san Paolo nella Lettera ai Galati. (Gal 5,13)- ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri”. Anche in questo senso, dunque, "Chi non è schiavo al mondo?"