“Ciao Bbeddhru miu… - Uei bbeddhra mia, comu stai… - Bbeddhru miu, ti voju bbene…- Per zio Piero tutti quanti e tutte quante, e dico tutti e tutte, parenti, amici o conoscenti, erano TUTTI “Bbeddhri sòi“, e non pronunciava quelle parole tanto per dire, ma le sentiva davvero, nel cuore. Era il suo modo di essere, affettuoso ed altruista, uomo nobile d’animo, sempre teso al contatto umano col prossimo.
Zio Piero è sempre stato un punto di riferimento per tanta gente e per tutta la comunità Galatinese, a cominciare dagli studenti delle elementari, per finire ai personaggi che frequentavano quel “salotto culturale“ che era la sua libreria nella vecchia sede di Via Umberto I.
Chi non ha mai comprato da lui, sin da decenni fa, i primi pennini o il foglio protocollo per il tema in classe? E poi le personalità di quella specie di “cenacolo“ che spesso si riuniva nel retro della libreria a dissertare dei più svariati argomenti culturali, e non solo.
Aldo Vallone, Donato Moro, Aldo Bello, Zeffirino Rizzelli, Ottorino Specchia, Mons. Antonio Antonaci, Vincenzo Carrozzini, Melanton, Lucio Romano, Carlo Caggia, Rossano Marra e tanti altri che ora non ricordo…
Zio Piero era un po’ il trait d’union di tanta gente.
E come non ricordare le riunioni di quel gruppo di amici che organizzavano i veglioni? Sempre nel retro della libreria…
Zio Piero, con la sua umanità, ha contribuito a formare moltissimi ragazzi, oggi valenti professionisti, che senza di lui, non avrebbero potuto essere quello che sono. Sin dal 1958… So di professionisti di alto livello che vivono fuori da anni che, tornati a Galatina, magari per le ferie, passavano in libreria per salutarlo e per dirgli: “Don Piero, grazie a ssignurìa iu àggiu putùtu studiare, percè a casa mia nu tenìame li sòrdi ppe li libri, ma tìe li dicìsti a sìrama: Vàne ‘ngrazzi de Ddìu, quandu li tieni, li sòrdi, mi li dài, nu pocu ‘lla fiàta.” E lui si commuoveva e li abbracciava, quegli ex studenti, con l’immancabile “Bbeddhru miu…”
Per me è sempre stato “l’album fotografico“ della nostra famiglia; parlavamo sempre dei nostri avi, della nostra “razza“, alquanto lunga e numerosa, perché lui era l’ultimo rimasto, e mi ricordava spesso aneddoti ed episodi a me sconosciuti, soprattutto di mia madre Bianca, sua sorella. E in primis il suo amore sviscerato per zia Rita, per Carlo, Bianca e Stefano, le nuore Marisa e Valeria, i nipoti, i pronipoti. Lui, solo a nominarli, “ squajava “…con l’immancabile “ bbeddhri mii….”
Si dice che un uomo non muore mai una volta sola, bensì DUE volte: la prima quando il suo cuore smette di battere, la seconda quando il suo nome viene pronunciato per l’ultima volta.
Penso proprio che zio Piero vivrà ancora a lungo.
Ciao zio Piero…ciao Bbeddhru miu….