Almeno mille persone si sono date appuntamento, questa mattina alle ore 11, nella Basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina. In un lunedì in albis scaldato da un sole oscillante fra il pallido e il rovente quasi estivo, hanno atteso che la salma di Enzo Del Coco raggiungesse la sua parrocchia per porgergli l’ultimo saluto.
Due sindaci (Galatina e Soleto), tre ex-sindaci, tanti assessori e consiglieri comunali in carica o emeriti, un ex-direttore di Sanità Service si sono mescolati alle tante donne e tanti uomini con gli occhi rossi per abbracciare e stringere le mani di Elvira, Sara, Lorenza, Margherita ed Antonio.
“Il fatto che siate in tanti in questa chiesa significa che Enzo, in vita, è stato molto amato -sottolinea il parroco, fra’ Rocco, nell’omelia.
“La storia siamo noi, nessuno si senta offeso”. I versi e le note di Francesco De Gregori accompagnano ‘Enzo’ fra gli applausi mentre intraprende l’ultimo viaggio in un carro funebre che non vuole partire, bloccato da chi non vuole staccarsi da un uomo da cui tanto ha ricevuto.
“Siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.” Sandra, ex-sindaco di Galatina, ha gli occhi gonfi e non sa darsi pace mentre intona: “La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare”.
“La storia siamo noi, siamo noi padri e figli, -De Gregori snocciola le ultime significative strofe- siamo noi, bella ciao, che partiamo. La storia non ha nascondigli, la storia non passa la mano. La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano”.
Gli applausi crescono con le lacrime mentre il carro, scortato da un’auto della Polizia Locale, lentamente lascia Piazzetta Orsini.