“Il prof amico”

I ruggenti anni ’90. Sono quelli che abbiamo vissuto con te al nostro fianco. Erano gli anni in cui il “La Porta” era la scuola più popolosa di Galatina, quando oltre 900 studenti, aspiranti ragionieri e commercialisti, si aggiravano fra corridoi e aule di 3 diversi plessi, alla conquista di un diploma e alla disperata ricerca di una strada da seguire.
In qualche modo tu conoscevi tutti, anche chi non era fra i tuoi allievi. Alla fine, riuscivi sempre a trovare un canale comunicativo che, il più delle volte, finiva con una battuta in dialetto e una pacca sulla spalla a mo’ di raccomandazione. Tu facevi parte di quella ristrettissima fascia di prof “intoccabili”, quelli che erano ok, quelli per cui avremmo fatto una rivoluzione se fossero stati sfiorati.
Noi, invece, eravamo una banda di scalmanati nell’epoca in cui la scuola non era certamente quella di oggi e, se non andavi bene o prendevi una nota, a casa avresti fatto i conti con dei genitori molto meno accomodanti dei genitori che siamo diventati noi oggi.
Quanti ragazzi hai seguito da vicino? Quante strade hai fatto cambiare quando ti sei accorto che qualcuno ne stava imboccando una sbagliata? Tu, che per almeno tre decenni hai vissuto in mezzo ai giovani, hai accompagnato in gita intere scolaresche, hai insegnato non solo matematica, ma anche vita, alla fine sei rimasto solo, a combattere chissà quali mostri.
La sconcertante notizia della tua scomparsa ha fatto il giro delle chat in pochi minuti. Su tutti i gruppi WhatsApp di ex compagni di scuola, è calato un velo di tristezza e si è scatenata una corsa alla condivisione di foto e ricordi con te che, in ogni circostanza, ti vedono in quell’elegante mise dall’immancabile giacca e cravatta.
Te lo ricordi il nostro quinto anno prof? Mettesti a disposizione la tua casa al mare per farci fare una festa prima degli esami. Fu una giornata memorabile che finì con una gavettonata in cui tu, appostato su in terrazza come un cecchino professionista, non risparmiasti nessuno, ridendo a crepapelle e divertendoti come un bambino. Quel giorno fu più di una gita fuori porta, fu un momento di totale abbandono alla libertà, alla condivisione e al sano divertimento e tu diventasti “il prof amico” in un’epoca in cui i docenti non potevano essere altro che docenti e la barriera fra cattedra e banchi era invalicabile. Quella giornata al mare a casa tua, servì solo a sugellare un’unione, già speciale, fra due generazioni lontanissime ma intimamente connesse da un legame esclusivo.
Quante volte ci siamo incontrati magari facendo la spesa? Ogni volta era un rito fermarsi a chiacchierare ed era inevitabile menzionare qualche nome della nostra annata, o qualche aneddoto passato alla storia, gli aiutini che ci hai dato durante l’esame di maturità e quella clemenza in nostro aiuto quando dei prof meno indulgenti cercavano di penalizzarci.
Ricordavi i nomi di tutti e di qualcuno ricordavi persino le improbabili aspirazioni. Poi ti congedavi dicendo “beh, tante belle cose allora, mi ha fatto piacere”.
“O professore, mio professore”, possa la terra esserti lieve e possa tu trovare quella pace che in questa vita non ti ha sfamato.
Grazie per tutto quello che hai fatto per noi, nonostante ce ne siamo accorti, forse, troppo tardi. Vogliamo ricordarti con la stessa spensieratezza ed euforia di quella giornata al mare, immaginandoti ora da qualche parte, ironico e gentile come sei sempre sei stato al nostro fianco.
Ciao Prof (Nino Congedo, ndr), buon viaggio.
La tua Quinta A 1996/97