Ciò che resta, oltre noi

Ciò che resta, oltre noi

Prima l’uomo, poi il cane. Non è un film, non è un’invenzione cinematografica. È vita reale. Anzi, è morte, il passaggio insondabile della vita, quel dopo in cui credere, in cui sperare di incontrarsi di nuovo. No, zio, non è un film. Il tuo addio discreto è il triste epilogo di quasi novant’anni di dedizione al lavoro e ai tuoi cari, di quelle fragilità che l’avanzare dell’età tende a mettere in evidenza e che si riassumono quasi sempre in una forma malinconica e nostalgica di ciò che è stato e di ciò che potrà essere, anche senza di noi. È morte, ma nella storia con il tuo Kiricu è soprattutto amore, quindi niente fine, ma esempio che rimane e luce che diventa sentiero da seguire.
Era appena iniziato il nuovo anno e la notizia ci è arrivata da Crema inaspettata. La pandemia per due lunghi anni non ci ha permesso di incontrarci in estate, così come accadeva da un po’, da quando tu e la zia avevate preso la casa al mare in Salento. A maggio il vostro “siamo arrivati” faceva inconsciamente iniziare in anticipo la bella stagione. E tu orgoglioso facevi respirare l’aria  dello Ionio al tuo inseparabile bassotto, tenendolo perennemente in braccio, facendo in modo che si sentisse sempre protetto e coccolato.
Zio Antonio, sei andato via tradito dal cuore, ma a quel cuore Kiricu si era stretto così forte che ti non avrebbe mai permesso un viaggio senza di lui. Così, qualche giorno dopo, ti ha raggiunto, lasciandosi andare alla solitudine dell’abbandono che, ne siamo certi, è già divenuta gioia del riavvicinamento.
Chi non ha vissuto come te un rapporto così intenso con un animale, non riuscirà a comprenderne fino in fondo le dinamiche, ancora meno l’affetto senza condizioni che si fa rete tra un uomo e il suo cane. In quella rete c’è sempre posto per il riparo e per il sorriso, anche quando intorno crolla tutto. Chi può dire di averne una così salda in cui concedersi di cadere?
Se i tuoi figli, ormai adulti, padri e madri di famiglia, hanno sempre visto in te un punto di riferimento, una brava persona da cui imparare, un animo gentile che con il passare del tempo ha saputo dire “ti voglio bene” comprendendo pienamente il valore del parlare, rispetto al tacere o al dare per scontato, oggi alimentano i loro ricordi di un ulteriore insegnamento, quello del dono. Hai offerto senza chiedere nulla in cambio, ma in cambio hai comunque ricevuto tanto, il rispetto di Paola, Mimmo, Gianluca e Adalberto, la fedeltà di una donna, zia Cosetta, che adesso, pur sola, continua a toccare con mano la devozione, il calore, l’unità.
E poi c’è lui, il tuo bassotto, il compagno di una quotidianità fatta anche dei silenzi delle vecchiaia. Sapeva di lasciare qui con tua moglie il bacio giornaliero dei vostri figli. Allora ha preferito venire con te, riconoscendo in te tutto il suo mondo, in un attaccamento che raramente si vede nei rapporti tra essere umani.
Ci commuove e ci rincuora immaginare che siete insieme, che quell’abbraccio in terra non si è spezzato in cielo. Da lì, fin da sopra le nuvole, ci invita a non perderci nelle futilità, ma a dare importanza e attenzione a ciò che ci rende felici, qui e ora, all’amore in tutte le sue forme, perché è quell’amore l’unica cosa capace di restare, oltre il tempo, oltre lo spazio, oltre la paura, oltre noi.