Vorrei un regalo. Lo chiedo con insistenza da giorni ma rimango inascoltata. Non è per me ma è come se lo fosse perché chi lo riceverà mi permetterà così di poterla incontrare ed abbracciare. In sostanza il regalo vale un abbraccio materno che da molto tempo non posso avere per gli ovvi motivi del momento e che mi impone di protestare a nome di mia madre che all' età di 93, amputata e vivente sola non posso incontrare perché nessuno le ha ancora inoculato il vaccino. Eppure mi sono mossa a metà febbraio per prenotarlo presso una farmacia del paese di mia madre, in provincia di Lecce. Mi hanno dato una data (il 7 marzo) che non è stata rispettata perché l'altalena delle competenze e responsabilità era impazzita. Tra queste indecisioni e mancanze si è arrivati a sapere che, per una vaccinazione domiciliare, bisogna rivolgersi al proprio medico curante. Dopo averlo contattato più volte io e la signora Antonia, grande combattente e impaziente, ci sentiamo rispondere che non si può fare finché il medico non sarà rifornito della tanto sospirata fiala. E io continuo a non vedere mia madre per non farle il "regalo" del covid mentre vorrei tanto che qualcuno le facesse il regalo del vaccino. Di questi tempi così vanno le cose.
"Vorrei in regalo un vaccino per mia madre di 93 anni"
