Mimino Murrone, mio nonno

Mio nonno, Cosimo Murrone, per tutti Mimino e per tanti “professore” è stato e probabilmente sarà sempre, la persona migliore che avrò mai conosciuto. Tutti i nonni sono speciali, per questo ci tengo a sottolineare la parola “persona” più che la carica di nonno. Perché per lui tutto era speciale, tutti avevano pari diritti e dignità.
Ci ha cresciuti insegnandoci l’amore per la vita, per le cose belle e il rispetto per chi aveva di più, per chi aveva di meno, per chi non aveva niente. Era una persona generosa come poche, affettuosa, empatica.
Ho visto il nonno dare da mangiare a chi non ne aveva, come un giorno di qualche anno fa in cui vide un “povero disgraziato” come diceva sempre, sotto casa sua, senza scarpe in pieno inverno. Il nonno preparò un panino ben farcito, qualche arancia e dell’acqua e lo portò giù per far mangiare quel ragazzo. Per il resto della giornata poi fece l’impossibile per trovare delle scarpe che potessero entrargli, avendo un numero più grande del suo.
E’ stato per tutti noi, un esempio di padre, ma soprattutto (dati anche i tempi che corrono) vorrei dire anche un esempio di marito e di eterno compagno. La nonna per lui era la sua “consorte” ma soprattutto, come diceva sempre, la sua “compagna di vita”. Una vita che ha trascorso assieme a lei, per 70 anni, da quando l’amore ha deciso di unire le loro anime, fino all’ultimo istante della sua vita, senza mai mancarle di rispetto, senza mai torcerle un capello, ricoprendola di affetto e attenzioni, portandola sempre con sé e trattandola con pari rispetto e pari dignità. Ogni decisione andava presa insieme a lei, che era il suo faro.
Nonno è stato anche e soprattutto un grande artista, e in merito a questo non è necessario che io aggiunga molto, ma una cosa ritengo doveroso sottolinearla, ed è la sua grande passione nel dare forza e fiducia proprio a chi come lui ama tanto l’arte.
E’ stato un mentore per molti, ma soprattutto una persona in grado di infondere fiducia. Per lui, mio zio era e sarà sempre “il suo grande musicista” e a chiunque parlava di me come “una grande attrice”, e via discorrendo per ogni membro della sua preziosissima famiglia. Più volte mi ha ripetuto che “se un artista non ce la fa la novantanovesima volta, ce la farà sicuramente la centesima”. Questo è uno dei suoi preziosi insegnamenti, non contava molto quanto o quanto poco una persona potesse ricavare dai suoi sacrifici, ad avere valore per il nonno era la voglia di averci provato, la forza che potevi metterci, la passione. Questo per lui, a prescindere dal giudizio di chiunque altro, era degno di lode.
Era sempre impeccabilmente vestito, ma guai a dire “nonno che bella quella giacca” perché in meno di un minuto, l’aveva già tolta per regalartela. Per lui le cose materiali non avevano alcuna importanza. Al nonno bastava canticchiare e guidare la sua macchinina gialla per essere felice.
Aveva un vasto e assortito bagaglio di canzoncine e motivetti che intonava continuamente. “TARATA TIRA TA TAN” e poi c’era anche “TA TIRA TA TAN TA TAN” , ma all’occorrenza potevano diventare una sola.
Non dimenticherò mai tutte le passeggiate fatte insieme ogni mattina quando ci accompagnava a scuola, canticchiando “Parlami d’amore Mariuuuu” e sempre puntualissimo con in mano i “panini del nonno”, quei morbidissimi panini all’olio che ci portava per fare merenda, e spesso mi chiedeva se per caso avessi qualche compagnetto che non portasse nulla da mangiare, perché il suo pensiero era volto sempre a chi non aveva.
Non poteva vedere neanche un animaletto per strada affamato. Se a tavola mangiavi accanto a lui, e avevi le sue stesse cose nel piatto, non era contento comunque, doveva sempre offrirti il suo cibo e se dicevi “ma nonno tranquillo ce ne sono tantissime per tutti” con gli occhi dolci e pieni d’amore ti rispondeva che almeno una polpetta dovevi prenderla dalle sue.
Il nonno ha costruito la sua vita da zero, dopo la morte della sua mamma, in un’epoca difficile, dove come diceva sempre “si usciva dallo sfacelo della guerra” e lui aveva un grande sogno, diventare insegnante. Ha fatto tantissimi sacrifici da ragazzo per costruirsi una vita ed una carriera degna di nota. L’ho visto commuoversi diverse volte parlando di quanto il suo unico rimpianto fosse che la sua mamma, venuta a mancare anzitempo non lo aveva visto finire i suoi studi e diventare quello che tanto sognava per lui.
Adesso una grande parte del mio cuore, spera che siano insieme, a recuperare una vita di abbracci.
Era sempre presente, per tutti noi. Ogni giorno passava a trovarci, portava sempre qualcosa a tutti, senza che venisse chiesto. Il nonno non suonava al campanello, lo sentivi fischiettare fuori e se malauguratamente non sentivi, era capace di fischiettare per mezz’ora. Alle volte si apriva erroneamente la porta a qualche uccellino di passaggio. Adesso ogni volta che sentiremo fischiettare, sapremo che in quegli uccellini ci sarà sempre un po’ di lui.
Amava il colore giallo, le moto, le macchine, il tennis. Chissà a quante persone appena conosciute e non, avrà detto “Quando vieni al circolo tennis così posso metterti la racchetta in mano?” E’ lui che ci ha insegnato ad andare in bicicletta, a leggere la Divina Commedia, “non dare mai nulla per scontato”, a non dire mai a nessuno: “hai capito?” perché si dice “mi sono spiegato?”
Provava grande entusiasmo per le piccole cose, e non c’è niente che renda una persona eternamente nobile nell’anima quanto questo. Inzuppava i biscotti nell’acqua, mai nel latte e lo faceva con una gioia indescrivibile, per lui valevano più di qualsiasi piatto stellato. Tanto che spesso, incredula mi chiedevo “cosa ci sarà di così buono?” Probabilmente in primis la sua gioia di vivere.
Il nonno era quel tipo di persona, come non ne nascono più, che avrebbe dovuto fermarsi ai vent’anni. Vederlo ventenne nel corpo di un tenero vecchietto molto atletico, era spesso buffo e sorprendente.
Non stava mai fermo, mai. Se avessimo un decimo della sua energia e del suo smisurato amore per la vita, potremmo tutti ritenerci ricchi.
Oggi è un giorno triste e nero, ma voglio sforzarmi di mantenere quel giallo che il nonno tanto amava, nel mio cuore e chiedo a tutti voi di farlo con me, di pensare alla vita con un tono gioioso e sfarzoso, celestiale.
In ogni quadro che dipingevo, mi diceva sempre “bellissimo ma mettici un po’ di giallo in più”. E perché no, caro nonno, ti prometto che mi sforzerò tanto per metterci in tutte le cose quel giallo che tanto amavi.
Concludo, anche se di te si potrebbe parlare ininterrottamente per giorni, dicendo che sei parte integrante di ognuno di noi, fin dentro l’anima. Abbiamo tutti, per nostra grandissima fortuna, qualcosa di te. Inutile dire quanto profondo sia il vuoto che ci lascia nel cuore l’averti ora così lontano. Mi auguro che la tua vita, così ricca e degna di esser ricordata, resti in eterno un grande esempio, per chi come tutta la tua famiglia ti ha tanto amato.