Non è che muore Bepi Viva e muore solo una persona; o meglio, non solo. Muore il vissuto di tutti coloro che lo hanno conosciuto. È una sorta di “collettiva fine personale”; la fine del modo di essersi sentiti nella propria esistenza, dell’essere stati, così come si è stati, e del come ognuno ha visto e voluto se stesso su questa Terra.
È incredibile, ma è per tale motivo che la sua morte ha colpito tanto, dentro, nel profondo, ciascuno di noi. Eravamo, in relazione a lui: vicini o lontani, simili o differenti, favorevoli o contrari; comunque, tutti sicuri di essere noi, in quella maniera ben precisa, che ci contrassegnava, e per quel perché, che era il nostro e basta. Cose, queste, che ora non ci sono più. Dissolte. Svanite.
Bepi era “l’unità di misura” e lo è stato per tutta la sua vita. È una conclusione che riguarda l’esistenza di molti. Un profondo mutamento sta avvenendo nel Mondo; non è una cosa semplice quella che stiamo vivendo, ultimamente. Ma, se non si trae il vero significato da episodi come questo o da altri che sono, apparentemente, episodi privati, normali, di vita quotidiana, non si capisce il cambiamento che, nostro malgrado, stiamo subendo.
Gli esseri umani sono assoggettati sempre al cambiamento che viene, inconsapevolmente, da se stessi; con dei passaggi obbligati nella propria storia.
Allora Bepi con la sua morte, come anche tanti altri eventi dello stesso genere, ci aiuta a capire questo. Ci dice che è finita “la storia”: quella “storia”.
"Guardate avanti", sembra ammonirci. Chi saprà farlo, si salverà dal passato e non morirà con esso. "Svegliatevi", avverte, "e vivete; vivete nel presente, così come io ho fatto; qualunque esso fosse. Amate la vita e voi stessi, anche con degli errori, ma fatelo, ricordando me. E prendetevelo tutto il vostro presente, perché è tutto ciò che esiste ed avete. Tagliate il cordone ombelicale col passato e godetevi questo cambiamento; io, dice Bepi, farei così".
L'unità di misura
