Da dentro, da quell'angolo in cui c'è poca luce. Da quelle ombre che ti fanno paura, da quel rumore sordo di richieste inascoltate. Dal silenzio che ti taglia con incubi che ti agitano, ti stancano, ti trasformano. Da lì, dall'anima, fai nascere un dialogo. Tra te e Lui. E la prece si fa scudo. Poi ti accarezza e ti culla. Da troppo tempo non Gli parli, da troppo tempo non Lo comprendi, nella sicurezza che in quell'immensità non ci sia posto per il tuo travaglio. Invece, quando meno te lo aspetti, la tua mano accenna un segno e in un attimo ti ritrovi in un abbraccio. Proprio quello che ti mancava.
Pregare diventa così un incontro quotidiano, un appuntamento da non perdere. Per non perdersi. Da non relegare ai giorni di festa, in cui l'odore dell'incenso ovatta i sentimenti più puri in formule cadenzate, seguite troppo spesso con distrazione. Da non tirare fuori dal cilindro quando si vuole la formula magica scaccia problemi e non si è trovato altro.
Pregare è dono. E nel darsi riceve risposte, consolazione, pace. Pregare è fame. Di parole che sono Parola e che non smettono di dire, neanche a Bibbia chiusa. Pregare è dolore. Che sanguina di peccati e vergogne, di debolezze che cercano purezza. Pregare è sorriso. Da far fiorire sul volto, anche quando si ingrigisce il cuore.
Tornare al gusto e alla dolcezza della preghiera non è fuori dal tempo, ma un viaggio più che mai necessario. Perché l'uomo, nel vortice della velocità che la tecnologia impone, non può non desiderare ancora la calma di una comunicazione unica, lenta nel suo riflettere, profonda nel suo scavare. Una comunicazione che non ha regole di grammatica o sintassi, ma si muove libera tra i polpastrelli che si toccano, le labbra che si schiudono e i battiti che accelerano. Per metterla in moto ci vuole il coraggio di una lotta che punta alla quiete.
"Non c'è nessun maestro umano nella preghiera, come non c'è maestro nell'amore. Ad ognuno spetta edificare la sua preghiera, come ad ognuno tocca tessere il suo amore. Nessuno lo farà al posto nostro, nessuno lo farà meglio di noi" (Ermes Ronchi)