Philippe Daverio, i libri i cavalli

Cronaca di una mattinata trascorsa con lo studioso alla scoperta dei tesori galatinesi

Philippe Daverio, i libri i cavalli

Galatina - Si è illuminato scoprendo i tesori librari della biblioteca ‘Pietro Siciliani’ ma ha gioito vedendo i cavalli (“io sono un cavallaro”, ha detto dal palco della Fiera di Santa Caterina). Philippe Daverio dopo il grande e, da molti, inatteso successo avuto sabato sera a Palazzo Orsini e nella Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, ha trascorso la mattinata di domenica fra la Chiesa dei Battenti, piazza San Pietro, piazza Alighieri e il Palazzo della Cultura. Puntualissimo alle ore 9:30 si è fatto trovare nella hall di Palazzo Baldi che lo ha ospitato nella suite del Vescovo. Una breve colazione a base di caffè e pasticciotti di Andrea Ascalone è stata l’apertura della mattinata galatinese. Daniela Vantaggiato, con Rita Toscano, lo rapisce subito guidandolo verso la Chiesa dei Battenti. Salvatore Coluccia, inappuntabile presidente del club Unseco, lo accompagna discreto con Riccardo Chiaretti.
La prima tappa del veloce tour è alla Chiesa dei Battenti. Daverio ascolta la storia del restauro, fortemente voluto dall’Associazione ‘Salviamo i Battenti’ fin dal 1992, entra ed osserva sempre guardando al di sopra delle lenti. Si sofferma sui ‘flagelli’. Apprezza molto l’affresco di Sant’Antonio Abate staccato da una delle nicchie sull’altare.
La passeggiata fino alla Cappella di San Paolo è quasi ‘guidata’ da Dante De Ronzi. In Chiesa Madre è il professore a chiedere di entrare. Una stretta di mano a don Antonio Santoro, un incuriosito sguardo alla pietra su cui riposò il Primo Apostolo e poi di corsa verso la biblioteca. Sulla ‘Villa’ si ferma sorridente a fare una foto con i bambini che formano la giuria della sfilata dei cavalli che sta per iniziare.
Quando varca la soglia della Biblioteca e comincia ad adocchiare i primi preziosi volumi il suo sguardo si illumina. "Di cieli e di mondi: tra Medioevo e Rinascimento in Terra d'Otranto", la mostra mirabilmente organizzata con passione da Luca Carbone, lo conquista subito. Si capisce immediatamente che sono i libri il suo vero amore. Interloquisce con il curatore, chiosa, commenta. Riconosce lo stampatore di una cinquecentina  e sorride soddisfatto. Tira fuori il cellulare e scatta una foto della bibbia  in tre lingue (ebraico, greco e latino).
La visita alle sale Cavoti del museo omonimo è breve ma intensa. La curiosità del viaggiatore internazionale si incrocia con le testimonianze di “un eccellente enciclopedista ottocentesco”. Stronca senza possibilità di replica il quadro acquistato dall’amministrazione Garrisi come opera di Gioacchino Toma (“Questa tela non ha nulla di Toma!”) e tira dritto fino alla curiosa stanza in cui sono esposti gli uccelli impagliati.
Quando, tornato in piazza Alighieri, vede i cavalli si esalta letteralmente. Quasi bisogna trattenerlo perché non corra loro incontro e li accarezzi. Si ferma, li osserva, parla con i loro padroni. Dà consigli all’assessore alla cultura. Arriva a chiedere ad un cavallerizzo dove ha comprato i suoi stivali. Poi sale sul palco delle premiazioni, invitato dal Sindaco Cosimo Montagna. La benedizione degli animali è appena terminata. Fra’ Domenico è appena sceso. Santa Caterina osserva da lontano. Quest’anno la sua festa è stata decisamente diversa.
Il week-end orsiniano diventerà un appuntamento annuale (promessa di Daniela Vantaggiato avallata dal Sindaco). A giudicare dal successo della prima edizione  sembra un’ottima idea.