Maria d'Enghien? A Lecce finisce "alli scunfundi"

Alla committente della Basilica di Santa Caterina d'Alessandria di Galatina, "forse la più importante donna" del capoluogo, dedicata una stradina periferica

Gentile direttore, i Leccesi non smettono mai di stupire né di smentirsi. Per molti di loro S. Trinchese non era, forse non è ancora, lo scienziato salentino che come ci racconta la Wikipedia inglese "worked as a researcher in the prestigious laboratories of Claude Bernard, Henri Milne-Edwards, Emile Blanchard and Charles-Philippe Robin. During this period he started his histological studies on the nervous system and on the systematic microscopy on gastropod molluscs. In 1865 he started to teach mineralogy, geology, zoology and comparative anatomy at the University of Genoa. Then he taught in Bologna and Naples. In 1886 he became the dean of the University of Naples" cioè "ha lavorato come ricercatore nei prestigiosi laboratori di Claude Bernard, Henri Milne-Edwards, Emile Blanchard e Charles-Philippe Robin. In questo periodo inizia gli studi istologici sul sistema nervoso e sulla microscopia sistematica dei molluschi gasteropodi. Nel 1865 inizia ad insegnare mineralogia, geologia, zoologia e anatomia comparata all'Università di Genova. Poi ha insegnato a Bologna e Napoli. Nel 1886 diviene rettore dell'Università di Napoli", ma San Trinchese.
Nell'invenzione di Santi Lecce non ha confronti, nemmeno il Santo patrono della città, Oronzo, è un vero santo.
Ma la storia di Trinchese, peraltro raccontata già più volte da Nando Boero, offre uno spunto interessante, poiché gli scienziati con i quali ha lavorato, in particolare il Bernard ed il Milne-Edwards erano conosciuti e discussi in tutta Europa, e le loro opere hanno avuto un'influenza enorme in diversi campi dello scibile come quello della nascente sociologia, e ciò è documentato dalle opere del nostro Pietro Siciliani, come da quelle del Durkheim, uno dei padri fondatori della moderna scienza della società.
Questo per dire che più spesso di quanto non si creda o si sappia, i nostri "avi" sono stati in rapporto con i grandi movimenti storici e culturali, come non si è mai stancato di mostrare e ripetere Monsignor Antonio Antonaci. Una di queste grandi figure storiche e culturali è stata, non credo lo si possa contestare, la Contessa di Lecce e Regina di Napoli, nonché come sappiamo committente degli affreschi della nostra Basilica di Santa Caterina, Maria D'Enghien. E non a caso la Società Operaia di Galatina le ha dedicato una serata di approfondimento, giusto quest'anno.
Bene, com'è d'uso, in Lecce, sua città natale e dove ha vissuto e dominato insieme col figlio, qualcuno, non so di preciso quando, ha deciso di celebrarla, dedicandole una strada. (In allegato le foto della strada e la sua localizzazione sulla mappa).
Come si può agevolmente notare ha una posizione leggermente periferica rispetto al nucleo cittadino! Intendiamoci, il nome dato ad una strada non basta a garantire la continuità della memoria storica in cui si radicano le nostre identità, ci mancherebbe. Tuttavia relegare il nome di quella che forse è stata la più importante donna di Lecce, come si dice in dialetto, "alli scunfundi" non mi pare sia la strategia migliore per rendere più conosciuto da noi e da altri questo nostro territorio ricchissimo di storie e di culture e quindi per poterlo valorizzare, per come merita.
Forse queste mie non sono considerazioni adatte ad agosto, ma forse potrebbero diventarlo, con beneficio di molti.
Un caro saluto, Luca