"Il galatinese non si vuole mescolare con i problemi"

Ci mancava solo l' arrivo di Corona come ciliegina sulla torta su questa vicenda terribile che è toccata in sorte a Galatina. Una vicenda che non è scaturita da un momento, ma che è frutto di politiche scellerate che stanno smantellando il sistema sociale attraverso le clientele e un perbenismo che fa rabbrividire.
Il caso di questa gang può avere in parte una spiegazione non tanto nel fatto di genitori poco presenti ma di genitori, spesso, lasciati da soli di fronte ad un disagio dei ragazzi che è difficile da fronteggiare.
I nostri servizi sociali, fiore all'occhiello dell'Ambito fino a 'qualche' anno fa, (...)  spesso non danno risposte adeguate ad un malessere sociale dilagante, anzi abbiamo avuto casi di interventi gestiti male con famiglie in difficoltà. Per non parlare delle scuole, dove purtroppo, fino a qualche anno fa, di questi ragazzi della gang si parlava tra genitori di 'classi ghetto' con figli e figliastri e non di vera inclusione.
Perché diciamocela tutta, il galatinese non si vuole mescolare con i problemi, con le difficoltà. Vuole vivere nella sua bolla del figlio perfetto e non infettato e naturalmente fa in modo che tutto, dal docente, alla classe, ai luoghi di aggregazione siano salvaguardati.
E i ragazzi con situazioni difficili alle spalle? Lasciati completamente allo sbando. Come si è potuto vedere.
Il disagio che si può manifestare fin dall'infanzia non trova un valido terreno d'ascolto.
Un adeguato percorso psicologico di sostegno ha dei costi che non tutti si possono permettere. Così si lasciano queste persone al pascolo, per strada, una strada che non è più punto di aggregazione, ma dove, nella loro testa, valeva la legge del più forte.
Il galatinese che oggi si indigna è il primo che guarda al proprio orticello.
Bisogna farsi un mea culpa a livello politico e sociale. Esprimo la mia massima vicinanza alla famiglia distrutta da questo terribile evento.