Il fico della vergogna e i suoi "addobbi"

Mentre la piazza della città accende il suo albero dando l’avvio ufficiale alle feste natalizie, un altro albero a Galatina prova a vincere la gara per l’addobbo più originale. La zona è più periferica, bisogna arrivare fino al quartiere San Giovanni Paolo II, la 167 per intenderci. E non mettetevi a cercare un abete.
L’albero in questione è un fico e non passa di certo inosservato. Quando è rigoglioso e ricoperto di foglie è uno spettacolo per gli occhi, immenso nella sua distesa di rami affusolati. Ma anche adesso, spoglio e con le sue braccia legnose a graffiare il cielo, rimane bellissimo da ammirare.
E il suo addobbo natalizio? Di cosa si tratta? Se vi dovesse capitare di passare da quelle parti, avvicinatevi senza timore al fico e vi renderete conto di quanto sia difficile trovare altrove palline altrettanto stravaganti. Tanti sacchetti di plastica, ben chiusi, di colore diverso, tendenzialmente bianchi o azzurri, pendono qua e là, fin dalle cime più alte. Al loro interno ci sono escrementi. È facile immaginare che si tratti dei bisogni di qualche cane che, accompagnato nei pressi di quel terreno per la passeggiata quotidiana, deve aver depositato il suo ricordino da qualche parte. Il suo padroncino o la sua padroncina avrà avuto lo spirito civico di raccoglierlo, ma, al momento di decidere dove abbandonare la maleodorante bustina, avrà perso il suo senso di responsabilità e avrà pensato di lanciarla direttamente sul fico, lasciando alla sorte il suo destino. Rimarrà appesa? Cadrà a terra? Chissà.
Le foglie ricchissime del periodo estivo hanno evidentemente nascosto bene quello che stava accadendo perché, vista la mole di “fantasiosi addobbi”, non sembra trattarsi di un fatto episodico da far risalire a un solo giorno. Oggi che l’albero si presenta nudo, i sacchetti si notano eccome. Mancano solo delle lucine e l’atmosfera natalizia è servita.
Nell’amara ironia di questa vicenda, segnalatami da un’amica particolarmente affezionata a quell’albero, si dovrebbe parlare solo di indecenza. Ma la vergogna è un turbamento interiore che sembra ormai non toccare più anima viva. Gli amanti degli animali protagonisti del fatto, che in tante occasioni probabilmente difendono a spada tratta i propri cuccioli, l’amore che nutrono per loro e il rispetto in generale per la natura, hanno tanto l’aria di chi predica bene e razzola male.
Adesso sarebbe interessante capire a chi spetta l’onere di pulire lo scempio. Ci sarà qualche volontario? E domani? Cosa succederà? Si ricomincerà ad appendere palline fecali anche a feste terminate?