Vivi la cavalleria

Liceo Vallone

“Con impeto e ferreo cuore oltre l’ostacolo”.
Con questo motto, all’alba del 25 maggio 1942, il Tenente Colonnello Pasquale Prestisimone, a capo delle forze italo-tedesche, incoraggiava con ardore i suoi battaglioni adunati per l’alzabandiera e, ricordando l’importanza e il rischio dell’azione militare che di lì a poche ore li avrebbe coinvolti, spiegava dettagliatamente la strategia tattica per aggirare l’estremità meridionale tra Gazala e Tobruk e affrontare le truppe franco-britanniche a difesa di Bir Hakeim. Così, in occasione del bicentenario della Scuola di Cavalleria, nella mattinata del 25 maggio 2023, il Liceo Scientifico e Linguistico “A. Vallone” di Galatina, partecipa al progetto “VIVI LA CAVALLERIA” mettendo in scena la rievocazione di una storica e sanguinaria battaglia, quella di Bir Hacheim, avvenuta nel deserto della Libia durante la Seconda guerra mondiale. Ospitati nella caserma Zappalà di Lecce, dove l’Esercito ha allestito minuziosamente un vero campo di battaglia, la Compagnia del Vallone ci ha regalato brividi intensi, rappresentando lo scontro epico, in cui la Divisione corazzata “Ariete” e la Divisione motorizzata “Trieste”, comandate dal Tenente Colonnello Prestisimone agli ordini del Generale tedesco Rommel, affrontano le truppe nemiche con il compito di assaltare ed espugnare la roccaforte di Bir Hakeim. La scenografia costruita, con tanto di carrarmato M3, reti mimetiche, sacchi di sabbia a delimitare la trincea e accampamento militare, è talmente fedele, che appena si spengono le luci e parte un triste sottofondo sonoro fatto di bombe e colpi di mortaio, in poco tempo ci ritroviamo anche noi seduti in quell’attendamento dell’Africa settentrionale, fra il 27 maggio e l’11 giugno del 1942.
Liceo Vallone Vivi la cavalleria
Nel pubblico, in religioso silenzio, si avverte la forte tensione che vivono i soldati al fronte, al bivacco in mezzo al nulla, pronti a difendere la Patria fino alla morte. La band de “I fuoriclasse” accompagna con una malinconica melodia, tre delicate voci fuoricampo che si alternano nella descrizione degli scenari. Le note addolorate di un violino conducono lo stato d’animo del Caporale Giovanni Secchiaroli mentre scrive, alla luce di una candela, lettere strazianti alla madre e alla fidanzata; parole speranzose di un ricongiungimento familiare ricche di affetto e amara consapevolezza del destino che potrebbe attenderli. Sdraiati sulle brande sotto un cielo stellato, Giovanni e il suo amico Luigi si confrontano, incoraggiandosi a vicenda, fantasticando sul successo dell’ardua impresa e confessandosi le reciproche paure. Quando Giovanni si addormenta, due piccoli straordinari attori in calzoncini, giocano a fare la guerra con l’innocente ironia tipica dei bambini, mostrando agli spettatori ciò che sognava il giovane soldato. Alla vigilia dell’offensiva, Prestisimone raduna i battaglioni, ordina l’alzabandiera e parte l’Inno Nazionale, cantato dall’intera platea con la mano sul cuore. Poi il Tenente Colonnello fa il suo celebre discorso, ricordato nei diari di chi ha partecipato al conflitto, in cui spiega che marceranno al buio, avanzando compatti a luci spente nella chiara notte di plenilunio, lungo una rotta ideale segnata dall’ago della bussola, sulla sterminata pianura del deserto. “Con molta probabilità”, aggiunge, “ci troveremo davanti a un campo minato”. E, dopo aver gridato il motto dei carristi “Con impeto e ferreo cuore oltre l’ostacolo”, rompe le righe dando inizio a un significativo cambio d’azione. I passaggi successivi coinvolgono due giovani soldati che sul carrarmato, si dirigono verso il caposaldo. Superato un primo scontro con la 3° Brigata indiana motorizzata, alle 8 del mattino, giunti alla piazzaforte, inizia l’attacco decisivo e le scene, emotivamente feroci, lasciano intuire che l’epilogo è imminente. Proprio mentre i due combattenti sfogano i loro timori, infatti, le mitragliatrici colpiscono il carro dei due soldati. Luigi muore per primo tra le braccia dell’amico, ma un secondo sparo, poco dopo, raggiunge Giovanni che, agonizzante, rifiuta i soccorsi per non lasciare il campo di battaglia e combattere fino alla fine, mantenendo fede alla promessa fatta a Luigi in punto di morte. Come ultimo desiderio, Giovanni chiede al compagno, accorso per aiutarlo, di riferire alla sua famiglia quanto la amasse e che, orgogliosamente moriva per la Patria. Il pubblico è ancora ammutolito, la commozione è forte e il pudore lascia spazio agli occhi lucidi. Siamo ancora immersi in quel lungo cruento conflitto, che continuerà dal 2 al 9 giugno. Qualcuno sobbalza al tonfo dello scoppio di una mina e per tutto il tempo, respiriamo l’ansia di quella lunga notte cupa in cui l’ampia volta celeste rimbomba tetra il rumore delle mitragliate e il lamento dei numerosi feriti. Dopo 3 giorni di offensiva senza risoluzione, la Divisione Ariete neutralizza i carri nemici e il Generale Rommel annuncia la ritirata dei difensori che, stremati, hanno subito enormi perdite per via dei bombardamenti dell’Asse. Bir Hakeim a questo punto è uno scenario spettrale, il campo di battaglia è ormai terra di morte, con veicoli in fiamme e cadaveri ovunque. La rievocazione concluderà con la cerimonia in cui, sulle note della Canzone del Piave, verrà conferita la medaglia al valore militare in memoria del Caporale Giovanni Secchiaroli, alla presenza della madre del giovane soldato. Le luci si accendono ed esplode un applauso commosso di tutti gli spettatori, civili e militari, ancora turbati dall’incredibile coinvolgimento emozionale in cui sono stati risucchiati. Una rappresentazione potente, che ha dato volto e voce ad una cupa pagina della nostra storia e risalto a emozioni contrastanti di speranza e terrore, fiducia e sconforto, miraggi legati all’amore per il proprio Paese e sogni infranti di giovani che hanno servito la madrepatria con ardore e coraggio, fino a sacrificare le proprie vite. Un’autentica opera teatrale scevra da contaminazioni politiche, che fa inevitabilmente riflettere sulla ferocia della guerra, in forte contrapposizione con gli impulsi umani di fratellanza, tenacia e patriottismo che intimamente fermentano nell’animo dei protagonisti. Il nostro Esercito è formato da uomini (e donne) valorosi che sono operatori di pace, impegnati a difendere la Comunità in missioni umanitarie e mediazioni diplomatiche importantissime. Sono figli ma anche genitori, sono fratelli e sorelle che ancora oggi si trovano su territori ostili sacrificando i loro affetti più profondi per difendere valori costituzionali come l’uguaglianza, la libertà e la democrazia, a vantaggio della società. Gli studenti del Vallone, attraverso l’ennesima stupefacente interpretazione, ci insegnano che al di là di ogni schieramento ideologico, le guerre non portano mai vinti né vincitori, ma solo sofferenza e supplizi di tante famiglie “mutilate”, di madri che attendono invano il ritorno dei propri figli, e di figli condannati a essere orfani. I nostri ragazzi ci fanno vedere la bruttezza della guerra, attestando che la vera forza risiede nella capacità di risolvere i conflitti attraverso il dialogo e la pace, non con il potere degli arsenali bellici. Doverosi e sentiti sono a questo punto i ringraziamenti. Prima di tutto grazie al Comandante Generale di Brigata Claudio Dei, per aver permesso di conoscere questa importantissima realtà e aver appassionato gli studenti alla storia dei carristi italiani e aver insegnato loro che “con il cuore si affrontano tutte le sfide”. Grazie al Tenente Colonnello Mangia che ha invitato il nostro Liceo coinvolgendo i ragazzi in un’esperienza unica e irripetibile e a tutto il suo staff, pronto a risolvere ogni esigenza del corpo teatrale. Un GRAZIE immenso a tutta la Scuola di Cavalleria di Lecce che si è resa disponibile al trasporto dei giovani teatranti con i mezzi militari durante i giorni delle prove, mettendo a disposizione non solo la caserma ma anche vestendo da capo a piedi i nostri attori con le divise originali dei carristi anni ’40. Grazie al Viceprefetto Claudio Sergi in rappresentanza del Prefetto Luca Rotondi per il riconoscimento del grande lavoro svolto dal profondo significato civico. Grazie al Provveditore agli Studi Vincenzo Melilli e alla Commissione dell’Ufficio Scolastico Territoriale rappresentata dalla Prof.ssa Tiziana Montinaro per aver conferito il primo premio assoluto per il progetto “Vivi la Cavalleria” al Liceo Vallone per la rievocazione storica della Battaglia di Bir Hakeim. Un GRAZIE immenso alla Dirigente Scolastica del Liceo Scientifico e Linguistico “A. Vallone” di Galatina, Prof.ssa Angela Venneri per aver accettato la sfida confermando, ancora una volta, la fiducia riposta nei ragazzi. Grazie alle instancabili docenti che hanno concretamente permesso la realizzazione di questa stupefacente rappresentazione teatrale, che ha smosso gli animi di un’intera platea! Grazie alle Prof.sse Maria Luce Merico (referente del progetto), Caterina Parlangeli, Alessandra De Paolis, Maria Rachele Carratta e Roberta Romanello (responsabile della band). Infine, il plauso più grande e carico di emozione va a tutti i nostri ragazzi, alle due piccole comparse (Francesco e Giovanni), alla band de “I Fuoriclasse” che ha accompagnato ogni respiro dei soldati con l’armonia dei violini e delle chitarre, allo sceneggiatore Vincenzo Persico e agli studenti della Compagnia del Vallone, per la profonda suggestione che ci hanno regalato con la loro magistrale interpretazione. I ragazzi tornano a casa con il “Brevetto del Carrista Perfetto”, conferito dalla Scuola di Cavalleria, ma soprattutto umanamente arricchiti con la consapevolezza che la guerra non è mai una soluzione.

Dal fronte dell'Africa Settentrionale di Giuseppe Mancinelli (1942-1943) “…il terreno sembrava irradiare all’infinito il fremito dei mille e mille colossi d’acciaio in marcia verso la battaglia”.