Egr. Sig. Sindaco, Egr. Sig. Presidente del Consiglio Comunale, a cosa serve condannare e contrastare, con tanta enfasi e propaganda, l’abbandono dei sacchetti della spazzatura per le strade o di rifiuti in discariche abusive, piazzando anche foto trappole e telecamere, quando, al tempo stesso, si consente l’abbattimento di alberi d’alto fusto, sanissimi, con chiome meravigliose? Chi fa questo dovrebbe scattarsi un selfie con la foto trappola. Possibile che non ci si renda conto che è un paradosso? È un po’ come per l’auto elettrica che, se si considera quanto gasolio bisogna bruciare per generare l’elettricità che le serve, risulta, alla fine, molto più inquinante di un’auto a motore diesel. Molti di voi avranno visto sul web quel video con delle animazioni, in cui un uomo ogni volta che raccoglie un rifiuto da terra fa spuntare un albero dietro di se: ecco, sappiate che quel video vale anche al contrario. Un rifiuto abbandonato crea un danno ecologico che è inferiore, in termini di durata prospettica, a quello che provochiamo abbattendo un albero di 30, 50, 100 o più anni. Perché anche a sostituirlo con uno piccolo e giovane si va a perdere per 20/30 anni ciò di cui si godeva oggi, in termini di salubrità dell’aria e salute. Praticamente ne trarranno beneficio i nostri nipoti, ma in 20/30 anni, quanti tumori e malattie respiratorie in più avremo per le emissioni nell’aria delle città di inquinanti che quegli alberi avrebbero neutralizzato? E quanto danno faremo a proposito del clima? Sapete che i grandi alberi vicino le case riducono l’uso dei condizionatori e dei termosifoni che, come sappiamo, sono fortemente inquinanti? Il caldo assurdo che abbiamo ormai da noi in estate è frutto della morte di 21 milioni di ulivi e noi che facciamo? Tagliamo altri alberi e nelle città, per giunta. Per non parlare della protezione del suolo e della biodiversità; dell’azione favorente le piogge e dell’assorbimento nel terreno dell’acqua piovana. Confucio nel VI sec. a.c. diceva: “il momento migliore per piantare un albero è 20 anni fa, il secondo momento migliore adesso.” E noi saremmo quelli evoluti? A nessuno importano questi discorsi che, anzi, sono addirittura a volte fonte di derisione e vengono troppo spesso considerati “stupidaggini da ambientalisti fissati”; poi però, e questo lo garantisco io, quando ad una Tac, quegli stessi, si ritrovano con un tumore al polmone, lì sono tutti pronti ad accusare il sistema, la mancanza di tutela della salute, gli abusi sull'ambiente per interesse, ecc. ecc. . Ma quando entrerà nel cervello di chi fa l’amministratore e deve anche “insegnare” al cittadino, guidarlo, formarlo che un albero non è un oggetto, ma un essere vivente?! Ma quanti decenni ci vorranno per far arrivare qui da noi, nella nostra pubblica opinione, nella nostra società cittadina, la gente a capire questo? Per gli animali ci siamo arrivati, a comprendere che sono esseri viventi da rispettare in quanto tali; ma che fatica! Vedete, quando ero bambino c’era di fronte alla nostra casa in campagna quella di un contadino, un brav’uomo, che aveva sempre un cane legato ad una catena lunga, si e no, un metro, in un bidone come cuccia, mangiava solo i resti del pranzo della sua famiglia. Ho detto che aveva sempre un cane, ma mica che era lo stesso, perché, ad occhio e croce, un cane gli campava un mese e poi lo sostituiva. Mio padre, di tanto in tanto, andava da lui a comprare la verdura e ogni volta vedeva che il cane era diverso e gli chiedeva: “ma quel cane che c’era prima che fine ha fatto?” Il contadino rispondeva costantemente: “me l’hanno avvelenato ed è morto” ed era veramente convinto che fosse così e non fosse morto invece, come era, di stenti, e come tutti gli altri; poi aggiungeva: “ma io tanto un altro che abbaia lo trovo sempre...”. Un albero non è un palo, una colonna, una pensilina, un segnale stradale, un ombrellone, cose inanimate che non trasmettono e non interagiscono con noi; già perché c’è uno scambio invisibile, una corresponsione sensitiva tra l’uomo e le piante. È provato scientificamente. Pensateci: quando siete al mare, mettersi all’ombra di un ombrellone è la stessa cosa che stendersi o sedersi sotto un pino? Ed è la stessa cosa stare sotto un gazebo costruito con rami di palme secche o sotto palme verdi e vive? No, non è la stessa cosa. È esattamente la differenza che c’è tra il cagnolino meccanico che abbaia, fa le capriole e cammina, che vendono i cinesi alla festa di San Pietro e Paolo e il vostro cane, tra un peluche e il vostro gatto. L’albero, il vostro cane, il vostro gatto esistono in vita per ricevere e dare alla vostra vita. Respirano con voi. Così come liberi la tartaruga o il delfino dalla rete e non viceversa, devi liberare l’albero dalle mattonelle di cemento e dall’asfalto, non viceversa! Ma io non credo alla cattiva fede o al dolo o ad un animus da male intenzionato quando, nella realizzazione di lavori pubblici, si abbattono alberi senza pensarci due volte; io credo che si tratti proprio di ottundimento involontario della sensibilità e mancanza di cultura. Ottundimento però che cessa, come dicevo, immediatamente quando “ti arriva la malattia”. Tanto premesso, alla Villa San Francesco di Piazza Fortunato Cesari sono stati abbattuti, senza un motivo evidente, due alberi che avevano almeno 60 anni ed erano sani, sicuri, benèfici e bellissimi. Il progetto di riqualificazione della villa in questione presentato dalla Società "Clinica San Francesco" s.r.l. ed approvato dal Consiglio Comunale nella seduta del 30.05.2023, al fine di risolvere in termini transattivi il contenzioso esistente tra il Comune di Galatina e la suddetta società, non prevedeva alcun abbattimento, ma solo, cito testualmente: “la potatura di alcuni alberi e dei cespugli esistenti”. Chiedo, pertanto, per quale motivo sono stati abbattuti i due alberi e quale è stato l’iter che ha dato l’autorizzazione all’abbattimento, atteso che il Consiglio Comunale già chiamato ad esprimersi sul progetto, in caso di modifica dello stesso, non è stato né informato né coinvolto. Tanto più che si tratta di lavori pubblici concessi ad un privato in sede di transazione per la risoluzione di un contenzioso. Questo è molto importante. Chiedo di sapere quale sia la ditta che ha realizzato l’abbattimento degli alberi e il luogo, discarica o impianto di riconversione, ove è stato condotto tutto il materiale di risulta (tronchi, rami, fogliame ecc.). Se esiste una relazione tecnica agronomica, chiedo di sapere perché questa non sia stata portata, anche a posteriori, all’attenzione del Consiglio Comunale; ciò è, a mio avviso, l’aspetto più grave in quanto la Deliberazione di Consiglio Comunale di che trattasi, nello specifico la n. 13 del 26.04.2023, in cui il Consiglio Comunale fu chiamato ad esprimersi e a votare, legava indissolubilmente la soluzione con transazione del contenzioso, tra Comune di Galatina e Società "Clinica San Francesco" s.r.l., alla disamina completa da parte dei consiglieri di tutta la documentazione tecnica riguardante il progetto. Risulta pertanto, quanto mai pleonastico, evidenziare che l’accettazione o meno della transazione da parte del Consiglio era strettamente collegata alla bontà o meno e all'accettazione del progetto stesso. Il sottoscritto, per esempio, votò con voto di astensione poiché non perfettamente convinto che fosse una buona cosa e di vera utilità pubblica, riqualificare solo metà villa (la metà prospicente la clinica) e non tutta. Ma se avesse letto, in una qualche relazione tecnica allegata alla delibera, che erano previsti abbattimenti di alberi avrebbe dato battaglia in Consiglio e, in mancanza di modifiche, avrebbe votato contro. Il punto cardine resta, comunque, il fatto che è un privato che esegue i lavori in un luogo pubblico e l’affidamento di un eventuale incarico ad un agronomo da parte del privato avviene sempre sulla base della sua esclusiva fiducia e sulla base delle sue proprie esigenze; legittime, ma private, non di interesse collettivo. Un professionista pone al servizio di chi lo incarica e lo retribuisce la sua opera. Da ultimo, ma prioritariamente, chiedo a questa Amministrazione, alla quale segnalo ancora una volta la moria degli alberelli piantati sulla villa in Piazza Alighieri, al posto degli splendidi esemplari di Pino d’Aleppo, secolari, abbattuti di recente, che stanno seccando ad uno ad uno, quali siano le sue reali intenzioni e prospettive in materia di tutela e cura del verde pubblico cittadino e quale la vera sensibilità politica e attenzione nei confronti di questa parte del patrimonio culturale e storico della nostra città e della flora presente; datosi che, sinceramente, ad oggi, non si è capito e nulla di qualificante è stato visto fare. Antonio Antonaci