Le parole come presupposto

La frase che manca nell’articolo dell’Avvocato Carmine Perrone

Le parole come presupposto

Gentile Direttore, lo sviluppo del pensiero è sempre ragione d’interesse: nell’ultimo periodo in città si è sentito parlare di Moro. Potrei affermare che ne ho sentito parlare anche prima, ma è doveroso arrivare subito al punto. Il pensiero di quell’uomo è chiaro (nonostante a volte gli sia stato necessario articolarlo) e va in profondità, per cui parlarne serve, ma serve non solo parlarne: mi sembra che Moro possa innescare una sfida personale e, se si accetta il suo pensiero, questo possa fungere da ispirazione per le proprie azioni.
Quando ci si pone di fronte ai temi sottoposti da personalità di così straordinario spessore, si dovrebbe poter apprezzare ogni singola parola. Ho letto invece che nell’articolo dell’Avvocato Carmine Perrone, pubblicato sul suo sito il 3 gennaio u.s., il periodo riferito al Presidente Moro manca di una frase. Confido che lei Direttore lo pubblichi integralmente, così come fu pubblicato sul giornale “Il Giorno” il 10/04/1977, con il titolo “Agire uniti nella diversità”, e che di seguito riporto (con la frase mancante in evidenza).
“Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino; ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo”.
L’epoca in cui questo periodo fu pubblicato era dilaniata dal terrorismo, che poneva a rischio le persone ed il funzionamento delle istituzioni democratiche; nel suo ruolo Moro correva rischi per cui perderà la vita, ma egli non rinuncia a tenere ferma la diversità, come valore fondante, rispetto anche alla legittimazione del diverso, che è già essa cosa rara. Mi chiedo perché.
Perchè in tutto ciò che per lui ci dovrebbe accomunare vi è quel valore come presupposto? Quale libertà, altrimenti, c’immaginiamo senza diversità, quale rispetto se non si riconosce che l’altro può essere diverso da noi, quale dialogo può avere significato, al di fuori dell’ascolto e la comprensione di idee originali.
Moro non era un teorico, era un politico: ha cercato e trovato soluzioni per la sua comunità, coerentemente con le proprie idee e i propri principi; i quali si sono rivelati così straordinariamente moderni da raccogliere la sfida delle diversità, e reggendo il confronto con le parti, divenire rilevanti da rappresentare elementi d’indirizzo e poi progetti di governo di grande partecipazione. Siamo davvero pronti al dialogo con questi presupposti? E’ una risposta che ognuno di noi deve dare a se stesso. Il Presidente Moro, proseguendo il periodo, ci svela anche il come: “La pace civile corrisponde puntualmente a questa grande vicenda del libero progresso umano, nella quale rispetto e riconoscimento emergono spontanei, mentre si lavora, ciascuno a proprio modo, ad escludere cose mediocri, per fare posto a cose grandi.”
Allego versione integrale dell’articolo.

Galatina deve recuperare le "essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo" di Carmine Perrone

ph Regione Puglia