Colacem, Sergio Blasi spara a zero contro la Cgil

Colacem, Sergio Blasi spara a zero contro la Cgil

“Sono stupito e rammaricato dai tempi e dai modi in cui Cgil Lecce e Fillea Cgil Lecce intervengono sul caso Colacem, lanciando accuse generiche contro il lavoro dei consiglieri regionali e riportando indietro il dibattito su salute e lavoro di almeno 50 anni. Non conosco quali siano le “illazioni” o “le supposizioni” di chi “siede ai tavoli del Consiglio” a cui si riferisce la Cgil, ma credo che pretendere chiarezza e rispetto delle regole da parte di chi fa impresa sul territorio sia non solo legittimo ma doveroso, soprattutto quando di mezzo c’è la salute dei cittadini e quindi anche degli stessi lavoratori di Colacem, indotto compreso.
Personalmente ero e sono al fianco dei lavoratori, di tutti i lavoratori. Lo sono per formazione politica e culturale. Per questo oggi stento a comprendere le ragioni poste in essere da Cgil Lecce Fillea Cgil Lecce quando denunciano un clima di inquietudine da parte dei lavoratori di Colacem senza però entrare nel merito della questione e attribuendo genericamente le cause di questo clima alla politica. Troppo facile, così: se non è qualunquismo poco ci manca.
Credo invece che per quanti hanno a cuore la cultura del lavoro, il caso Colacem porti oggi a galla ben altre inquietudini, derivanti dal fatto che esistano ancora dei contesti lavorativi in cui viene messa a rischio la salute di chi li frequenta. Anche di questo parlano le 10 associazioni dei medici e i sindaci dei Comuni coinvolti quando chiedono di non subordinare la Vis (Valutazione impatto sanitario) all’Aia e anzi di integrarla nei lavori della conferenza dei servizi avviata per il rinnovo dei permessi a Colacem.
Quanto alle vicende giudiziarie in corso, mi chiedo e chiedo alla Cgil Lecce come mai non abbia tra le sue priorità la pretesa della verità, di sapere cioè se anche Colacem ha acquistato da Enel le stesse ceneri contaminate da metalli pesanti - che gli inquirenti ritengono essere pericolose per la salute - acquistate dall’Ilva e dalla Cementir di Taranto. Ma non solo. Mi chiedo e chiedo a Cgil Lecce e Fillea Cgil Lecce (e ai sindacati tutti) come mai non si siano mai fin qui poste il problema di pretendere da Colacem, proprio in virtù della tutela del diritto alla salute dei lavoratori che rappresentano, la copertura dei carbonili. Quei carbonili che oggi l’azienda promette di costruire nei prossimi quattro anni e che personalmente ritengo essere un tempo incongruo, perché vanno sommati ai 60 in cui Colacem ha lavorato senza preoccuparsi (e senza che nessuno lo pretendesse) di mettere in sicurezza la conservazione del carbone.
La Cgil Lecce afferma che “le maestranze devono essere messe in condizione di lavorare serenamente”. Vero, sono pienamente d’accordo. Mi chiedo però con quale serenità possa lavorare una maestranza sapendo di mettere a repentaglio ogni giorno la sua salute. Oppure, peggio ancora, non sapendo di farlo e quindi non pretendendo le legittime tutele. Il concetto è semplice: senza salute non c’è lavoro. Un concetto che, anche alla luce delle esperienze industriali che attraversano il sud della Puglia, dovrebbe essere ovvio ma che, evidentemente, ancora non lo è.
Da parte mia, dunque, nessuna strumentalizzazione sul caso Colacem, ma solo una sacrosanta richiesta di chiarezza e di verità per il bene dei lavoratori e delle comunità locali”.