Apologia dell'elettrocardiogramma

L’affermarsi in Cardiologia, negli ultimi decenni, di nuove metodiche diagnostiche più o meno sofisticate, non ha in nessun modo sminuito l’importanza dell’ECG, un esame strumentale semplice che, a quasi un secolo e mezzo dalla sua introduzione, conserva inalterato il suo ruolo centrale nella diagnostica cardiologica. Esso offre una mole vastissima di informazioni sullo stato di salute del cuore, che nessuna altra metodica è in grado di fornire in modo così rapido e a basso costo, permettendo altresì di esprimere giudizi prognostici immediati.
Un semplice elettrocardiogramma può permettere una diagnosi rapida di infarto miocardico acuto, di disturbi del ritmo di genere diversissimo (permettendo in molti casi di intuirne il meccanismo, la pericolosità, l’approccio terapeutico più adeguato), può orientare verso la presenza di un’embolia polmonare o di un disturbo dell’equilibrio elettrolitico, o verso l’esistenza di una cardiopatia congenita o di una cardiomiopatia o di una malattia aritmica su base genetica.
Ecco perché l’elettrocardiogramma rappresenta qualcosa di unico in medicina: una metodica semplice ed economica, alla portata di tutti, facilmente reperibile e ripetibile, utilissima nella valutazione clinica di tutte le cardiopatie, congenite ed acquisite e in genere nella valutazione clinica di tutti gli individui, anche non cardiopatici, innocua, fonte affascinante di conoscenza e di ricerca. Un esame semplice che da ben oltre un secolo impone in modo prepotente la sua grande importanza nonostante l’evoluzione tecnologica sia stata relativamente scarsa. Impadronirsi di questa tecnica e utilizzarla al meglio è importante per ogni medico ed è fondamentale per ogni cardiologo: serve la curiosità, la passione, possibilmente la disponibilità di “maestri” esperti nel campo in grado di trasmettere conoscenza, serve lo studio di testi dedicati.
Quanto a quest’ultimo aspetto, va sottolineata la necessità (nonostante la vetustà della metodica) di studiare su testi aggiornati: molte acquisizioni in campo elettrocardiografico sono infatti recenti o recentissime e occorre al riguardo un aggiornamento continuo (solo tre esempi: 1) la distinzione attuale dell’infarto miocardico acuto in STEMI e NSTEMI , basata sulla presenza o assenza di sopraslivellamento del tratto ST, è un concetto recente; 2) la diagnosi di una pericolosa canalopatia genetica, la sindrome di Brugada, basata proprio sull’ECG, è un’acquisizione recente; 3) la “memoria cardiaca”, ossia la presenza all’ECG di un’alterata ripolarizzazione espressione diretta di una immediatamente precedente alterata depolarizzazione che lascia di sé memoria anche quando la depolarizzazione ritorna ad essere normale, è un concetto introdotto solo a metà degli anni ottanta del secolo scorso, sul quale ancor oggi si studia tanto per capirne i meccanismi e i risvolti ).
Inoltre, occorre fare molta attenzione: le informazioni che offre l’ECG non sempre sono immediatamente veritiere. Esso può a volte presentarsi apparentemente normale in presenza di una cardiopatia di qualsiasi genere o, all’opposto, esso potrebbe indurre alla diagnosi di malattie cardiache che invece non esistono. E’ per questo che bisogna sempre ricordare che l’ECG è pur sempre “un modo” di guardare il cuore e non “il modo” . Esistono altri tipi di approccio che devono integrarsi strettamente con l’ECG, tra cui quello clinico è fondamentale. Guardare l’ECG in modo del tutto avulso dal contesto clinico e dall'esame del paziente può essere fonte di errori anche grossolani.
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