Delle vecchie sedie, quelle in legno, quelle scomode, ma testimoni di tanti pensieri, tante risate e tante emozioni, è rimasto solo qualche esemplare nel foyer. L’antico videoproiettore dall’ingresso guarda la fontana in fondo. Come dire: è tutto nuovo, ma è il passato ad aver tenuto duro, è la tradizione, è l’orgoglio, il vociare dei veglioni, le luci soffuse, la musica. Senza quel passato, dire “il futuro è adesso” sarebbe stato impossibile.
Ristrutturare, d’altro canto, non significa cancellare, ma accogliere, sanare, amare ancora di più e rilanciare. Dire Cavallino Bianco significa evocare e commuoversi, significa entrare in uno spazio in cui crolla ogni limite della fantasia e si lascia andare il cuore tra i ricordi e le possibilità.
Le autorità politiche, civili, militari e religiose che ieri hanno presenziato all’inaugurazione del teatro, tornato finalmente fruibile, sono tante e si sono mosse da ogni parte della Provincia, e non solo, per esserci e attestare questo evento importante per la Città di Galatina.
Sarebbe un tediare inutile elencarne i nomi, nonostante attraverso ogni nome si sia scritta un po’ di storia del Cavallino Bianco, ciascuno con la propria esperienza, vicina o lontana.
Le parole di Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia, hanno comunque saputo riassumere il comune sentire: se ancora ci si ritrova a inaugurare un teatro, evidentemente la forza della cultura sa superare ogni barriera e il lavoro degli amministratori deve tener conto di questo. Non possiamo fare a meno di un mondo così vasto e pregnante. La cultura è il nostro urlo alla vita e non una nicchia in cui ritrovarsi in pochi. Va condivisa, anche sofferta, ma in ogni caso assaporata per far sì che sia ogni giorno riscatto per ognuno di noi.
L’assessorato corrispondente, in una Città dal patrimonio intellettuale e storico come quello di Galatina, è quindi un anello forte nella catena di montaggio di una Giunta che vuole dare linfa al proprio presente per guardare avanti.
Lo sa bene il sindaco Marcello Amante, commosso e orgoglioso, che nel suo ringraziamento finale a Cristina Dettù ha sottolineato quanto affidarsi a qualcuno che sappia mettere impegno, coraggio ed entusiasmo, senza risparmiarsi, anche quando la situazione è complessa, significhi credere in una squadra che mette l’amore per la propria Città davanti a tutto. Non è lavoro di uno solo, ma dalle idee del singolo, se messe in comunione, può nascere qualcosa di grande. Di quanto accaduto, nel dare l’avvio a questa nuova vita del Cavallino Bianco, qualcuno ricorderà maggiormente la fatica, qualcun altro le preoccupazioni, altri il desiderio di vedere il teatro gremito quanto prima. Io ricorderò le persone, i volti, gli occhi. Di tutti coloro che hanno messo la faccia, la testa e fattivamente le mani in questo immenso progetto, certo, dall’architetto Enrico Ampolo che ha coordinato i lavori con Daniele Grappa, Responsabile unico del procedimento, fino all’associazione OTSE che ha impaginato il programma degli eventi inaugurali. Ma anche e soprattutto dei meno noti, di chi anche nel nascondimento ha messo del suo. Perché in fondo il teatro è principalmente della comunità, al di là di ogni incarico istituzionale.
Alla comunità oggi è stato restituito e l’augurio è che il palco torni subito a regalare arte e la platea a sorridere di qualcosa che le appartiene.