"Un proficuo collegamento fra Galatina e il Parlamento Europeo"

Scrivo mentre sono in aereo di ritorno da Bruxelles. C'e' una gran voglia di pace presso le Istituzioni Europee, ma al tempo stesso una strisciante paura della guerra; io ho sentito e respirato quest'aria.
Forse perché c'è la consapevolezza di non contare granché come Unione Europea su questioni fondamentali di geopolitica ed equilibri e logistica economico-finanziaria e militare nel mondo.
Noi non abbiamo una politica estera e una difesa comuni; anzi, la prima, assai di frequente, neanche è condivisa tra i membri.
Il Parlamento Europeo, ad esempio, non è chiamato, per sua normativa, a deliberare per ciò che riguarda questioni di politica estera e ogni decisione è affidata esclusivamente alla Commissione e al Consiglio d'Europa, quest'ultimo costituito dai premiers degli stati membri, affiancati dai propri ministri degli esteri. Nulla si discute nell'Europarlamento. Già questo è un grosso limite e un assurdo per una istituzione che ormai interviene e legifera su quasi tutto, entrando di volta in volta incisivamente nella vita dei popoli che raggruppa.
D'altronde, è talmente eterogeneo a Bruxelles e Strasburgo il contesto dei gruppi politici, delle nazioni e delle aree geografiche di provenienza che già è troppo se si mettono d'accordo sui tappi delle bottiglie di plastica!
Si lavora molto, moltissimo, comunque, nei vari comparti dell'UE, proprio per cercare di superare le differenze. Parimenti, proprio per questo essere differenti e lontani che in politica estera, alla fine, ogni stato prende, più o meno dichiaratamente o velatamente, la strada che vuole.
È devastante questa storia. Perché poi super potenze extraUE come Usa, Russia, Cina, GB, India ecc., giocando un ruolo d'interesse proprio, tendono ancora più a disgregare e ad incrementare tali distanze.
Tutto nasce dal fatto che l'Unione Europea è in estremo ritardo sul suo consolidamento di sistema e la sua evoluzione organizzativa politica; ciò per gravi responsabilità ed errori fatti nei decenni ultimi passati, in cui si è pensato più ad allargarsi di numero inserendo stati e staterelli da usare come "alzatori di mano" a comando; piuttosto che a rafforzare legami ed obiettivi concreti comuni tra i grandi Paesi fondatori, per realizzare la vera "Unione".
La caduta del muro di Berlino (del quale alcuni pezzi sono esposti proprio all'esterno del Parlamento Europeo a Bruxelles) e la conseguente globalizzazione propria del terzo millennio, hanno fatto si che oggi una governance del vecchio continente, nella sua complessa unicità, sia divenuta indispensabile e decisa per la sopravvivenza stessa dei Paesi che vi insistono.
Se ricordate, fino a qualche anno fa, le elezioni europee non se le "filava" veramente nessuno, erano appannaggio di politici che "trombati" a livello nazionale, venivano paracaduti in Europa dai loro partiti, giusto per dare loro un contentino, un parcheggio e per non lasciarli a casa. Nessun comune cittadino sapeva chi fosse il Presidente della Commissione Europea, anche perché questa figura era totalmente assente dalla scena internazionale e mediatica. Poi qualcosa è cambiato e paradossalmente a farci non solo ricordare dell'esistenza dell'Unione Europea, ma della sua rilevanza, nel bene e nel male, nella nostra vita sociale e civile sono state l'istituzione della moneta unica e poi la Brexit.
A questo si aggiunga la pandemia che ha portato l'autorità sovranazionale europea, in alcuni casi, a veri e propri interventi "a gamba tesa" sul nostro vivere e sulla nostra salute. Sta di fatto che oggigiorno chi siede in quei banchi conta, per certi versi, molto di più di chi siede sui seggi nazionali; ciò per l'aumento, avvenuto a dismisura, di potere decisionale e legislativo a livello europeo.
Un'altra motivazione, a mio avviso, è anche la tipologia delle elezioni europee che a differenza di quelle politiche nazionali non prevede il voto di una lista bloccata, ma di candidati con voto ad personam, attraverso l'indicazione sulla scheda di nome e cognome. Ne deriva che oggi, addirittura, per il numero e l'importanza delle competenze dell'ente politico che rappresenta, risulta essere vicino al cittadino e al suo territorio più l'europarlamentare che non il senatore o il deputato nazionale, che, purtroppo non infrequentemente, nessuno ha mai conosciuto o ha saputo della sua esistenza!
È il paradosso della politica di questi tempi, ma ben venga se gli europarlamentari sono giovani, dinamici, preparati e sempre disponibili come sono i due pugliesi del Movimento 5 Stelle: Valentina Palmisano e Mario Furore. Sempre sono pronti a dare il loro contributo allo sviluppo della Puglia e del Salento.
In particolare, l'on. Valentina Palmisano è componente per il gruppo "The left" della commissione parlamentare sanità ambiente e della commissione sulle petizioni.
Questo è sicuramente il risultato più importante che porto a casa dalla mia visita a Bruxelles; l'aver cioè stretto un legame, aver creato un ponte che potrà e dovrà essere proficuo per la nostra terra e per noi tutti. Bisogna lavorare e lavorare insieme su tematiche come: lavoro, sanità, ambiente, wellfare, turismo, cultura; anche a Galatina, dove questo ponte con Bruxelles , arrivato, deve rimanere.
Insomma, ormai è l'Europa che conta perché ha le risorse economiche e le competenze amministrative.
C'è infine il tema dei diritti umani. Grande è il movimento che per la loro difesa è messo in atto nelle aree migliori, socialmente e culturalmente più avanzate d'Europa. I rappresentanti nel Parlamento Europeo sono molto attenti e sensibili su questo. Certamente, perché sono giovani e guardano al futuro, ma anche perché rappresentano la vera evoluzione della politica, il progresso civile, sociale, esistenziale del nostro continente.