Poche ore prima stai commentando un fatto, stai analizzando una notizia, stai semplicemente sorridendo o lasciando andare un pensiero. Poi in un attimo tutto cambia. E tu sei solo riflessione, sei solo le parole che hai scritto, le inchieste che hai svolto, sei solo ricordo. Solo, eppure tutto. Perché tutto mettevi anche nell’astrazione di un concetto, nell’ironia di una foto, nel coraggio di comunicare.
Chissà come mi guarderesti male leggendo questo pezzo, caro Renato. Diresti forse che sono troppo poetica o che non ho centrato il focus. Ma questo non è un articolo per Quotidiano. Lasciami lo sfogo di un lutto per cui saremo in tanti a interrogarci, ancora una volta, sui misteri di questa vita imprevedibile. E della morte senza sconti.
Un caporedattore con cui ognuno di noi corrispondenti ha creato un rapporto garbato e sereno. Ci sei sempre stato, anche senza troppo parlare. Sei stato garanzia di professionalità e allo stesso tempo di amicizia, cosa non scontata. Raccontavi la strada che ogni giorno percorrevi non con la leggerezza dell’indifferenza, ma sempre con lo sguardo attento di chi da ogni cm di suola consumato traeva un insegnamento.
La tua Galatone oggi si è svegliata monca. Ma il malore che ti ha portato via stanotte ha scosso crudele centinaia di persone in tutto il Salento e anche fuori, che ti hanno voluto bene e che sono sempre state affascinate dalla tua curiosità e dal tuo fare scrupoloso.
Immagino i tuoi figli e la tua e nostra Anna Rita, altra radice robusta di Quotidiano, storditi e dilaniati. Immagino la tua sedia vuota, il tuo “giro d’Italia in bottiglia” interrotto, la grande famiglia del tuo e nostro giornale incredula e silente nello strazio.
Ma la gratitudine per ciò che hai fatto, detto e insegnato a tutti noi, cresciuti con te in redazione, non svanisce in questo giorno. L’affetto e la stima non conoscono falce. È a questa eternità, Renato, che affidiamo il nostro dispiacere ed è in questa eternità che ti ritroveremo ogni giorno, con i tuoi occhi sornioni, a suggerirci un altro perché da non mollare finché le risposte non ci avranno pienamente soddisfatti.
Adesso però permettici un attimo per piangere.
Renato Moro, gli occhi sornioni di un giornalista vero
Morto nella notte il caporedattore di Quotidiano
