L’Abbazia Italo-Greca di Cerrate e il suo feudo. Un gioiello perduto e ritrovato

Nel volume di Mario Cazzato e Antonio Costantini, edito da Congedo Galatina, l"analisi del “monumento” non soltanto dal punto di vista architettonico e artistico, ma anche in relazione alle vicende socio-economiche ed al contesto ambientale

L’Abbazia Italo-Greca di Cerrate e il suo feudo. Un gioiello perduto e ritrovato

La pubblicazione del volume L’Abbazia Italo-Greca di Cerrate e il suo feudo-Un gioiello perduto e ritrovato, di Mario Cazzato e Antonio Costantini, Editore Congedo, Galatina, si vuole inserire in quel filone di studi che si propone di analizzare un “monumento” non soltanto dal punto di vista architettonico e artistico, ma anche in relazione alle vicende socio-economiche ed al contesto ambientale in cui il “monumento” fu realizzato.
Con questi presupposti il libro, con il saggio di Mario Cazzato, analizza, con scrupolosa documentazione, le analogie del complesso edilizio di Cerrate con le costruzioni dell’oriente bizantino, così come la prima fase dei cicli pittorici della Chiesa deriverebbero dai modelli dei grandi cantieri della Macedonia.
A supporto di questi riferimenti si aggiungono le più recenti scoperte archeologiche condotte per conto del FAI, con la direzione del prof. P. Arthur e sotto il diretto intervento della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Lecce, Brindisi e Taranto. Un’epigrafe graffita su un concio della facciata della chiesa, invece, costituisce la prima menzione riguardante il complesso monastico italo-greco e fa datare la fondazione del Monastero all’XI secolo, qualche decennio prima della data 1133 ritenuta la più antica riguardo la storia dell’insediamento. Dopo aver esaminato con attenzione i vari documenti, M. Cazzato arriva alla conclusione che, intorno alla prima metà del Quattrocento, l’Abbazia era governata da un solo abate ed era già in una situazione di decadenza, tanto che il principe Giovannantonio del Balzo Orsini , per risollevare le sorti dell’Abbazia, istituisce una fiera da tenersi tra il 20 e il 25 aprile di ogni anno.
Alla fine del ‘500, come testimonia il Galateo, l’Abbazia risultava ormai completamente abbandonata, e nel ‘600 era ormai ridotta ad una vera e propria masseria, come la descrive il Vescovo Pappacoda nel 1662.
Dopo un’attenta descrizione della facciata, M. Cazzato ci introduce all’interno dell’edificio religioso, ne analizza i particolari architettonici ed illustra i vari cicli pittorici, soffermandosi in particolare sulla scena che raffigura il Transito della Vergine e sulle due scene databili, al XV sec., raffiguranti S. Giorgio e il Drago e S. Eustachio, quest’ultimo ritenuto da sempre il Conte Accardo che insegue la cerva con il quadro della Madonna tra le corna. Uscendo dalla Chiesa, dalla porta laterale, Cazzato descrive i particolari del portico con i vari capitelli delle colonne e il pozzo realizzato nel 1585. La seconda parte del libro, curata da A. Costantini, è dedicata al Feudo dell’Abbazia di Cerrate, ai suoi confini e alla sua estensione. Nel saggio, A. Costantini, recuperando la Platea di tutte le Piante feudali dell’Abbadia di S. Maria a Cerrate, del 1803, facendo riferimento continuo all’antica Platea del 1691 e utilizzando i dati Del Catasto onciario di Lecce, del 1755, con la decennale esperienza sullo studio delle masserie del Salento, fornisce un quadro completo della consistenza agro-fondiaria del Feudo di Cerrate, delle rendite, delle colture predominanti e delle tipologie edilizie delle varie masserie che di quel Feudo facevano parte. Ventidue masserie con una economia agricola incentrata prevalentemente sull’olivicoltura, con un totale di oltre 68.000 alberi d’olivo, che consentivano all’Abbazia di ottenere cospicui guadagni. Un descrizione attenta dei vari complessi masserizi, confortata da notizie di Archivio e da ricerche sul campo, non disgiunta da considerazioni di carattere storico-geografico che, partendo dal concetto condiviso da molti studiosi, cioè che: “La Storia del sud è storia di feudi”, e che feudi e masserie rappresentano i fattori che hanno dato forma al paesaggio rurale, mette in evidenza la storia del territorio, anche in rapporto alla viabilità antica, alla presenza della Foresta di Lecce e all’intervento degli Ordini religiosi, che, proprio sui terreni del Feudo di Cerrate, sembra abbiano avuto maggiore interesse.
Ne viene fuori un quadro completo che mette in evidenza il ruolo dell’Abbazia, che si pone come esempio notevole di organizzazione dello spazio rurale intorno ad un insediamento religioso, così come le grange cistercensi diedero un forte impulso alla diffusione dell’insediamento rurale a carattere permanente. Ne viene fuori un volume di 142 pagine con oltre 200 illustrazioni a colori che si completa con un breve saggio dell’archeologo prof. M.Leo Imperiale, dell’Università del Salento, che dà notizia documentata su uno scavo archeologico condotto nelle vicinanze del complesso abbaziale, dove alcuni reperti ed altre “segni” fanno ritenere che si tratti di un insediamento protostorico. Il tutto curato magistralmente dall’Editore Mario Congedo che, con la sua lunga esperienza, ha saputo rendere pregevole una piccola pubblicazione che dà un contributo notevole alla storia del nostro territorio.