Via le colonnine, via l’edicola ma non scordiamoci della cosa più importante: i serbatoi logori e pericolosi. Bene, prima la rimozione delle colonnine del vecchio distributore di carburante, ora è toccato all’edicola in abbandono, antipatica e inguardabile. “Successo dopo successo”, si sta andando nella giusta direzione, si sta dando un po’ di dignità ai “Giardini F. Papadia” già Piazza della Stazione.
Bene, mi preme solo mettere al corrente che sotterrati, ci sono due o tre serbatoi di carburante (gasolio, benzina super) corredo del vecchio rifornimento rimosso, obsoleti, logori quindi pericolosi, in ferro, forse in cemento, sicuramente pieni di residui di carburante, dei quali il buonsenso suggerisce una rimozione immediata.
A pochi metri c’è un pozzo pronto a fornire l’acqua necessaria ad innaffiare l’erbetta su cui un giorno scorrazzeranno felici i nostri bambini e tante tante piante e fiori e alberi sempre verdi dei “Giardini F. Papadia”, che daranno un po' d’ombra a noi anziani, risultato di una tanto sperata rigenerazione urbana.
Dando fiato alla speranza, pensare che sotto ai piedi dei bambini (e grandi) ci siano serbatoi di carburante dismessi, che possono (o stanno) già inquinando la falda già compromessa ci deve fare riflettere, riflessione che possa anche servire come educazione ambientale per quelli che verranno.
Da lunghi anni si stava aspettando la rimozione di quelle brutture in pieno centro città, ritardi di una burocrazia lenta e ottusa, e oggi finalmente è fatta per la parte “estetica”; per quella non visibile e pericolosa proviamo a immaginare che nessuno abbia spiegato all’assessore preposto che sotto i mattoni, a due metri di profondità, ci siano dei serbatoi. Ma questa è un’altra storia.
Abbiamo la fortuna di avere un’Amministrazione Comunale che ha capito e quindi pronta a intervenire, la sua proverbiale “vocazione ambientalista” ci conforta e ci fa ben sperare; abbiamo le prove, basta guardarsi attorno, sarebbe un peccato cadere su due o tre serbatoi deteriorati.
Aspettiamo ma... non tanto.
Caro compagno (consentimi di appellarti con questo aggettivo a cui siamo tanto legati, tu da comunista e il sottoscritto da radicale pannelliano) Enzo, stiamo invecchiando. Solo trenta o quaranta anni fa le cose sarebbero andate molto diversamente. Quei serbatoi da tempo non sarebbero più sotto terra e tutta la zona sarebbe stata bonificata.
In maniera militante, come avvenne, per esempio, con i campetti di via Soleto accanto allo stadio comunale, avresti organizzato una squadra di dieci volontari armati di picconi e vanghe, qualcuno avrebbe portato un furgone e forse, come facesti allora, avresti chiesto “in prestito” alla Colacem (allora Fedelcementi) una pala meccanica.
In un fine settimana il lavoro sarebbe stato fatto a costo zero per la comunità galatinese. Erano altri tempi. La Democrazia Cristiana di Beniamino De Maria imperava a Palazzo Orsini e il Pci galatinese poteva contare su Lucio Romano e Giuseppe Taurino. C’era anche Ninì De Prezzo che allora si limitava al sorrisetto ironico e non andava in giro “di corsa” a scattare fotografie.
La disobbedienza civile era una regola (scavare buche e piazzare pali dell’illuminazione pubblica senza nessuna autorizzazione scritta ma con il tacito assenso dell’Ufficio Tecnico, per esempio). Rischiare una denuncia per “costringere” le Istituzioni a fare il proprio dovere non poteva fermare chi andava ripetendo: “la forza è nel progetto”. Oggi le regole, soprattutto di sicurezza sul lavoro, sono giustamente più stringenti. Le forme di lotta politica devono allora essere necessariamente diverse e devono adeguarsi ai tempi.
L’Amministrazione Amante che tu definisci “a vocazione ambientalista” ha bisogno di una spinta. Il Piazzale Stazione è stato inserito fra le zone che beneficeranno della ‘Rigenerazione Urbana’. Si presume che quei serbatoi, se il piano sarà finanziato, verranno eliminati. Se così non fosse allora occorrerà tornare ai vecchi metodi ma con i mezzi moderni.
La regola rimane sempre la stessa: affidarsi a quei cittadini che amano con i fatti la nostra Galatina, organizzare il volontariato magari via social, coinvolgere il Consiglio comunale e l’Ufficio Tecnico. E senza aspettare tanto. (d.v.)
