"Ho lanciato quella pietra nello stagno della politica galatinese"

"Ho lanciato quella pietra nello stagno della politica galatinese"

Gentile Direttore, l’editoriale che porta la tua firma ha sollecitato in me alcune riflessioni che vorrei porre alla tua attenzione e dei tuoi lettori. Una pietra, a mio avviso, si lancia nello stagno, che in genere è privo di moto (stagnante, infatti, si dice), per provocarne il movimento o meglio il sommovimento; e, per me, uno stagno era diventata l’intera vita politica, sociale, economica e culturale galatinese.
Allora ho deciso, di lasciare il mio posto in poltrona (una “poltrona sociale” molto confortevole, Dino) e di lanciarmi nella competizione elettorale; così quella pietra è stata lanciata ed ha consentito quel “discernimento” della citazione di Papa Francesco da te riportata; perché ha smosso, finalmente, acque limacciose.
Il discernimento tra chi era radicato in un sistema di potere precostituito e di cui era giustamente padrone/a e chi a quel sistema non appartiene; tra chi fonda il suo interessamento alla cosa pubblica per mantenere piccoli o grandi privilegi e chi invece spera che la cosa pubblica non diventi cosa privata; in questo, il rischio, per usare una tua espressione, è sempre dietro l’angolo, perché si è visto troppe volte in Italia, che la continuità e la stabilità, che dovrebbero essere un valore aggiunto, diventano invece occasione per la crescita esponenziale di reti clientelari e di potere collegate ad oligarchie che finiscono per credere che le Istituzioni siano casa propria.
Quando ero ragazzo, al liceo che frequentavo, c’era un preside che quando rimproverava qualcuno urlava: “ricordati che qui stai a casa mia! Questi muri sono miei!”
Era impressionante, ma questo può accadere a chiunque abbia un ruolo dirigenziale pubblico: un direttore di ospedale, un funzionario del comune o di un ministero, è normale che, inconsciamente, ciò accada; succede. L’importante è che però, ogni tanto, qualcuno glielo ricordi che non è proprio così: di qui la pietra famosa.
Vedi Dino, il fatto che siano andati a votare, al secondo turno, solo il 56% degli aventi diritto, conferma quanto, da quello stagno, la stragrande maggioranza dei cittadini siano stati tenuti lontani. O peggio, quanto, dinanzi alle onde provocate dalla pietra lanciata, abbiano preferito tenersi a distanza, sapendo quanto fango e inimicizia ti arriva se ti avvicini; i fatti che mi riguardano lo hanno dimostrato.
La gente ha paura, Dino, si, proprio paura, perché non si fida, non si fida della democrazia; ed è una cosa sconvolgente. Direi, pertanto, che uno dei compiti di chi, da oggi, vorrà dedicarsi alla vita politica nella nostra città, sarà proprio quello di riportare fiducia, serietà e normalità nella politica stessa e far avvicinare i cittadini a ciò che, come innumerevoli volte ho detto e sempre dirò, è l’attività sociale e l’esercizio intellettuale più elevato e primordiale dell’Uomo; quel che lo rende assolutamente differente dall’animale.
E questo è compito anche e soprattutto di chi si riconosce nell’area di centrosinistra. Per quanto riguarda la Giunta, questa politicamente non è la mia Giunta, ma è la Giunta che amministrerà la nostra città e speriamo che lo faccia bene; io sarò in Consiglio per dare il mio apporto affinché questo avvenga. Le commissioni, parlamentari, regionali e comunali, sono costituite per dare un supporto tecnico-politico all’esecutivo e sono sempre trasversalmente rappresentative da tutti i gruppi presenti nel consesso e, quasi sempre, sono presiedute da esponenti della minoranza con particolari competenze.
Non c’è dubbio che il conflitto d’interessi sia sempre in agguato, ma questo vale in ogni campo e bisogna fidarsi ed affidarsi alla persona che riceve l’incarico, alla sua storia personale, alla sua onestà, nel comportamento tenuto nella sua vita civile e professionale; è sempre così, Dino, per chiunque abbia un ruolo di responsabilità verso la comunità, anche per il giornalista è così.
E poi non c’è controllo migliore di quello che opera il cittadino quotidianamente, su questo si può stare tranquilli, il resto sono chiacchiere. E comunque, io, che sono da sempre un “incurabile” ottimista, la penso come Dario Fo: “Poiché esistono oratori balbuzienti, umoristi tristi, parrucchieri calvi, potrebbero anche esistere politici onesti.”
Un abbraccio da Reykjavik
Antonio Antonaci

Lanciare una pietra