A qualsiasi latitudine e livello, quindi anche noi a Galatina, se di politica ci interessiamo, non possiamo rimanere indifferenti a quanto di politicamente rilevante avviene in Italia, in Europa e nel Mondo ed abbiamo il diritto dovere di esprimere il nostro pensiero ai cittadini a noi più prossimi.
In quest'ottica, vorrei fare una riflessione critica sul discorso, a mio modo di vedere, di basso profilo e, a tratti, francamente inquietante, commissionato al cantante Roberto Vecchioni, il 15 marzo 2025 a Piazza del Popolo a Roma, alla manifestazione pro riarmo europeo. Dico di proposito "cantante" perché dell'intellettuale non c'è traccia.
D'altronde, Vecchioni è stato chiamato a favore del riarmo su quel palco, da un certo establishment di potere, in quanto artista famoso del mondo della musica e non certo perché insegnante di lettere a scuola a 1500/2000 euro al mese. E infatti, da uomo di spettacolo si è espresso, almeno spero.
Intanto, devo dire che mi ha subito ricordato Silvio Berlusconi quando ha parlato di cultura europea superiore a quella degli altri; di libertà, democrazia, come valori solo nostri. Tuttavia, visto l'uditorio, si è guardato bene dal parlare di cristianesimo come base storica vera di un'identità europea comune.
Per lui l'Europa "è un gruppo di Stati che vengono dalle stesse cose, stesse tradizioni."
Dice: "Abbiamo gli stessi proverbi, modi di dire, ci guardiamo, pensiamo, parliamo alla stessa maniera..." Ma ha mai conosciuto un inglese o un belga? Ha mai guardato negli occhi o abbracciato un egiziano o un cinese? "Noi europei ci guardiamo alla stessa maniera"!?
Ma si rende conto di cosa dice? Questo è razzismo. Poi, e qui ha voluto atteggiarsi a professore (potendolo fare, tanto in quelle piazze ormai dove li trovi più gli intellettuali?), ha elencato a casaccio una serie di filosofi e scrittori, così, senza una logica. D'altronde, chi se ne accorgeva? Purtroppo, sono finiti i tempi degli intellettuali di sinistra, onesti, liberi e soprattutto veri.
Ha accostato un tedesco teorico della guerra come Hegel, al sognatore della pace per eccellenza, lo spagnolo Cervantes. Cita Shakespeare e Manzoni e Pirandello come esempio di cultura europea comune; "che ci azzeccano?" direbbe Di Pietro.
E si atteggia parecchio il professor Vecchioni: "ha già detto tutto Corrado" (ndr Augias) così esordisce.
Della serie: qui tutti noi siamo, l'elite, una famiglia; d'altronde, sul palco c'è anche sua figlia, le dice "hai preso tutto da tuo padre tu". E a me ancora viene in mente certa destra. Passa da Socrate direttamente a Spinoza, così, 2100 anni in una frazione di secondo.
Nomina Marx, ovviamente; ma raggiunge l'apoteosi del demagogico di circostanza quando attacca, senza un nesso con il discorso che sta facendo, "la destra"; non il fascismo (quello può starci sempre), ma l'altra parte politica.
Ecco, si continui così, mi raccomando, che la Meloni la vedremo invecchiare a Palazzo Chigi. E varrebbe la pena di ricordare a Vecchioni, che tra un Sanremo e una sala d'incisione se l'è dimenticato, che fascismo, nazismo, guerre mondiali e tanto altro ancora sono originati proprio nella nostra e "sua meravigliosa" Europa.
C'è poi da parte del vecchio marpione, che non mollerà un dito neanche dalla casa di riposo, il rituale inno ai giovani "che dovranno rimediare alle cazzate che abbiamo fatto noi". Un classico.
Non manca nulla a questo cantante quanto a demagogia, giusto per strappare gli applausi; applausi, invero, non dissimili da quelli che venivano strappati a Piazza Venezia, un po' di decenni addietro. Neanche lì capivano che cosa aveva detto, quello sul balcone, ma l'aveva detto ad effetto per la folla, perciò vai con l'applauso.
Chi legge si starà scandalizzando forse. Può evitarselo perché le similitudini sono tante. Vecchioni sui pacifisti dice: "quelli che la menano o non l'hanno capito o fanno gli gnorri." La menano? Fanno gli gnorri? Espressioni da balera. Poi: "la cultura è solo nostra" (...), "noi amiamo la nostra terra e quelle a noi vicine"; qui, effettivamente, il presentatore non vede l'ora di togliergli il microfono.
E poi, la più brutta, la più sconsiderata e inquietante di tutte: "ai pacifisti dico che non si può accettare qualsiasi pace."
Applausi da follia e via del Corso sparì.
Nella foto: Roberto Vecchioni a Galatina il 23 dicembre 2008, dopo il concerto Incantus nella Basilica di Santa Caterina d'Alessandria
"Applausi da follia e via del Corso sparì"
Antonio Antonaci su Roberto Vecchioni alla manifestazione del 15 marzo 2025, in piazza del Popolo, a Roma
