Michele Scalese è un giovane psicologo clinico con la passione per la politica. Si è laureato presso l'Università del Salento ed abita a Noha dove è l'attivo segretario del Circolo PD. Insieme ad altri amici ha fondato e presiede l'Associazione "Un cuore protetto".
Qualche giorno fa nella cassetta rossa dell’Associazione “Un Cuore protetto” è stato trovato un messaggio contenente offese e minacce nei Suoi confronti. A chi possono aver dato fastidio le Sue attività politiche, professionali e sociali?
È stata una frase forte. Mi piace pensare che la minaccia non sia scaturita tanto dall’attività politica, a differenza dello scorso anno, quando ricevetti una scritta omofoba “dedicatami” sul muro del Circolo.
Credo che ad infastidire non sia io come singola persona, ma ciò che rappresento attraverso l’associazione e il lavoro quotidiano che portiamo avanti.
“Un Cuore Protetto” nasce per contrastare la violenza in ogni sua forma, per dare voce a chi non riesce a parlare, per rompere il silenzio che troppo spesso protegge i carnefici e isola le vittime. Quando si decide di esporsi e di costruire percorsi di consapevolezza e cambiamento culturale, è inevitabile che qualcuno si senta minacciato, perché il nostro impegno va a scardinare logiche di potere, mentalità arcaiche e culture che dalla violenza traggono forza. Queste intimidazioni sono la prova che stiamo andando nella direzione giusta: se la violenza reagisce, significa che il nostro lavoro sta incidendo davvero.
Quali provvedimenti sono stati presi per difenderLa dalle minacciate aggressioni?
Dopo qualche giorno di destabilizzazione, in cui ho cercato di analizzare assieme alla mia famiglia la situazione, ho immediatamente sporto denuncia presso il Commissariato di Polizia di Galatina che non finirò mai di ringraziare per la vicinanza e la premura costante nei miei confronti.
Ho denunciato perché penso che questi episodi non vadano mai sottovalutati ma soprattutto perché credo fermamente che la violenza continua a dilagare in quanto viviamo una cultura del silenzio.
Le autorità competenti sono state messe a conoscenza dei fatti e stanno svolgendo il loro lavoro con serietà e professionalità.
Personalmente, vivo ora sotto la tutela prevista per le cosiddette “persone esposte”, e questo comporta inevitabilmente un cambiamento nella quotidianità. Non è facile convivere con queste condizioni, perché significa accettare una forma costante di vigilanza e un peso psicologico non indifferente. Ma è un passo necessario per poter continuare a portare avanti senza interruzioni la missione dell’associazione.
Lei è segretario del PD di Noha. Come hanno reagito gli altri esponenti politici galatinesi alla notizia delle minacce rivolte a Lei?
Ho ricevuto moltissimi messaggi di solidarietà da parte di rappresentanti politici, anche di schieramenti differenti dal mio. Questo mi ha colpito profondamente, perché dimostra che di fronte alla violenza non ci possono essere divisioni di partito o interessi personali: c’è soltanto la necessità di fare fronte comune. La politica, quando è autentica, deve saper difendere la libertà e la sicurezza di ogni cittadino, senza se e senza ma. Ecco perché la vicinanza ricevuta mi incoraggia e mi conferma che, almeno in questo, il territorio riesce ancora a riconoscersi in valori condivisi.
D’altra parte, però, mi avrebbe fatto piacere ricevere sostegno anche dal mio Sindaco, cosa che non è accaduta, o per lo meno ancora non è successo.
Nonostante differisca politicamente da questa Amministrazione, continuo ad essere un giovane figlio di questa Città e un gesto di vicinanza all’Associazione che è una realtà apolitica, ce lo saremmo aspettato.
Come sta reagendo alle intimidazioni? In che cosa è cambiata la Sua vita?
Non nascondo che episodi simili lasciano un segno profondo. Vivere oggi come “persona esposta” sotto protezione non è semplice: significa convivere con una paura reale, concreta, che ti accompagna in ogni gesto quotidiano. La mia vita da due settimane è cambiata perché inevitabilmente il livello di attenzione è più alto, e certe abitudini devono essere ripensate. Ma nonostante questo, la mia determinazione non solo non è venuta meno ma si è rafforzata.
So che il lavoro dell’associazione è necessario, e che ogni passo che facciamo toglie spazio al silenzio e all’indifferenza.
La paura c’è, ed è inutile negarlo, ma non deve mai avere l’ultima parola.
La risposta migliore che possiamo dare è trasformare questa paura in coraggio, questa intimidazione in energia nuova per proseguire. Non arretreremo di un solo passo: continueremo a stare accanto alle vittime, a sensibilizzare la comunità, a costruire una cultura diversa. Perché è proprio in momenti come questi che diventa chiaro quanto il nostro impegno sia indispensabile.
Michele Scalese: "La paura c'è ma non arretreremo di un solo passo"
Parla il segretario PD di Noha a due settimane di distanza dalle minacce ricevute attraverso un messaggio trovato nella 'Cassetta rossa' dell'Associazione 'Un cuore protetto'