La morte, se

La morte, se

La morte, se oltre a cancellare il corpo dalla vista, sdradica il ricordo dalla mente, vince sulla vita.
La morte, se mette fine a un legame, come una mannaia che divide in due la carne, vince sulla vita.
La morte, se viene invocata ogni volta che i problemi ci sembrano insormontabili e ci lamentiamo di essere presi di mira dalla cattiva sorte, vince sulla vita.
La morte, se ci fa paura come un cane rabbioso sguinzagliato contro di noi, vince sulla vita.

Ma la morte, se lasciamo che a parlare sia la dolcezza che aveva quel padre quando raccontava le fiabe ai suoi bambini, o la complicità di quella nonna quando ascoltava la nipote senza giudicare, o la disponibilità di quell'amico che ci recuperava anche in capo al mondo quando eravamo in difficoltà, è parte della vita, non in gara con lei.
Una parte scomoda, in certi momenti forse vigliacca, ma in grado di prenderci a schiaffi per non farci dimenticare quanto sia bello esserci e godersi i momenti, abbracciarsi, baciarsi, dirsi "ti voglio bene", respirare la mancanza, portarne il peso con il cuore gonfio, senza sentirsi deboli nell'ammettere il desiderio di qualcuno o qualcuna.
Domani non ci saremo più, ma non avremo sprecato il tempo a temere quel domani. Avremo impiegato ogni ora a vivere.

La morte, se la rispettiamo anche quando la odiamo, se il suo pensiero ci fa apprezzare le persone che rendono ricche e vere le nostre giornate, può dare anche togliendo.
La morte, se nella commemorazione suscita pianto d'amore, è compagna di un viaggio che non dobbiamo mai stancarci di considerare meraviglioso.