Wonder Women nella Domus Artist Residence di Arco Cadura

Dal 24 al 26 luglio 2025 a Galatina

"A partire da giovedì 24 mattina qui a @domusartistresidency ci sarà il consueto festival estivo dal titolo Wonder Women."
L'annuncio è di Gioia Perrone, animatrice della Domus Artist Residence di Arco Cadura a Galatina.
"Accoglieremo decine di donne francesi e salentine che hanno saputo trasformare il potere in potenza, la forza in cura, che hanno reinventato pratiche, linguaggi, dinamiche e estetiche.
Vi aspettiamo il 24, 25 e 26 a Galatina! Potete trovare tutto il programma (con talks, mostre e videoinstallazioni tra Galatina e Castrignano de' Greci) sui nostri social e sul nostro sito con tutti i dettagli.
Ingresso libero, vi aspettiamo!
Il Programma è scaricabile qui: https://www.domus-artistresidency.com/programme-wonder-women

Sul sito di Domus Artist Residence si legge:
Il festival WONDER WOMEN, che si terrà dal 24 al 26 luglio 2025 a Galatina, porta con sé una rinnovata ambizione: decostruire le dinamiche di potere patriarcali attraverso un approccio eco-femminista.
Il progetto invita a ripensare le strutture di oppressione che sfruttano sia le risorse naturali sia le persone assegnate al genere femminile, promuovendo modelli di governance basati sulla conservazione delle risorse, sulla parità di genere e sulla cooperazione. Il potere, da una prospettiva ecofemminista, deve essere ripensato non come dominio, ma come relazione. Non si tratta più di esercitare il controllo sugli altri o sull'ambiente, ma di coltivare forme di potere orizzontale e distribuito, radicate nella cura, nella solidarietà, nella cooperazione e nell'interdipendenza.
Le donne, in tutta la loro pluralità, svolgono un ruolo centrale in questa reinvenzione. In questo senso, l'ecofemminismo non si limita a criticare: propone alternative concrete. Pratiche comunitarie per la gestione dei beni comuni, reti di solidarietà femminile, cooperative agricole ecologiche guidate da donne sono tutti esempi in cui si intreccia un altro rapporto con il potere: un potere che crea, connette e si prende cura, anziché conquistare, frammentare e sfruttare.
Vogliamo lavorare sulla questione del potere e della potenza. "Potere di" è un concetto profondamente politico: non si tratta di imporre, ma di rendere possibile. È un potere emancipatorio che permette a tutti di riappropriarsi della propria capacità di azione, parola e trasformazione. Nell'ecofemminismo, questo potere è inscindibile da una visione relazionale del mondo: emerge da legami, reti, cooperazione, non dalla competizione o dal dominio. Allo stesso tempo, la nozione di potenza merita particolare attenzione. Laddove il potere è spesso situato nelle strutture (legali, politiche, economiche), la potenza risiede nei corpi, nella conoscenza, negli affetti, nelle pratiche quotidiane. È vissuta, incarnata. Da questa prospettiva, le donne – soprattutto quelle emarginate dalle strutture patriarcali e coloniali – possiedono una potenza trasformativa, spesso sottovalutata, persino repressa. Pensare al "potere di" e alla potenza da una prospettiva ecofemminista significa anche tenere conto delle esperienze di vulnerabilità, emarginazione o trauma, in particolare in situazioni di disabilità o violenza subita. Lungi dal negare o cancellare queste realtà, un simile approccio cerca di riconoscerle pienamente come esperienze politiche, rifiutandosi di ridurle a passività o impotenza. Vogliamo dare voce a queste donne che vivono con la disabilità, che soffrono di uno sguardo abilista e che, al contrario, dimostrano attraverso un approccio crip-femminista che la vulnerabilità non è l'opposto della potenza, ma può esserne una condizione. Vogliamo dare voce alle "voci periferiche", analizzare i femminismi del Sud del mondo a partire dal Sud Italia. Voci provenienti da una finis terrae occidentale, mentre sono al centro delle sfide contemporanee: crisi climatica, esaurimento delle risorse, aumento della violenza sistemica. Il nostro festival ci invita a vedere nella potenza delle donne del Sud non un'eccezione o una figura eroica, ma un modello di trasformazione radicale, dove cura, terra e connessione diventano le nuove forme del politico. Infine, è essenziale pensare la politica femminista in modo lucido e radicale, senza eludere la questione della strumentalizzazione del femminismo, né quella delle donne al potere che non sfidano le strutture di dominio, o addirittura le rafforzano. Questo ci costringe a interrogarci sulla pluralità (a volte conflittuale) dei femminismi e a chiederci chi parla, a nome di chi e nell'interesse di chi.
L'ascesa al potere di donne politiche di destra o di estrema destra (come Giorgia Meloni in Italia, Marine Le Pen in Francia o alcune figure conservatrici in America Latina o in India) dimostra che essere donna non basta per incarnare la politica femminista. Il potere che esercitano è quindi "potere su", non "potere di": un potere verticale, escludente, che non trasforma le strutture ma ne riafferma le gerarchie. Queste dinamiche provocano anche conflitti tra le donne stesse: tra coloro che rivendicano un femminismo radicale, critico e inclusivo e coloro che diffidano di esso o si oppongono ad esso in nome della tradizione, della fede, della famiglia o del nazionalismo. Assistiamo all'emergere di linee di frattura tra femministe e non femministe, ma anche tra le diverse correnti femministe stesse, in particolare su questioni di classe, origine, genere, lavoro, sessualità o strategia politica. Queste opposizioni non devono essere negate o semplificate. Riflettono reali rapporti di potere – economici, culturali, geografici – tra le donne stesse. Ma richiedono vigilanza: quando la divisione tra donne è orchestrata da sistemi patriarcali o neoliberisti, serve a disinnescare potenziali solidarietà e a impedire coalizioni trasversali. I disaccordi tra donne non sono intrinsecamente un problema; è la loro strumentalizzazione da parte delle dinamiche patriarcali che li rende tossici. Quando il femminismo divide fino all'autodistruzione, offre al patriarcato la sua più grande vittoria. Il festival Wonder Women – donne al plurale aspira a unire donne e femminismi attorno a una riflessione complessa: non attenuare le differenze, ma riconoscerle, comprenderle e integrarle in una voce comune, solidale e politica."
Wonder women 2025