Mi ricordo sempre la Ford Fiesta nera del 1993 di Lucia Sansonetti, una mia zia che era una nota docente di storia e filosofia e psicoterapeuta di Milano, venuta a mancare nell’ottobre 2022 dopo una lunga malattia. La storia di quest’auto iniziò nel 1969 quando la Fiat lanciò sul mercato la 128, auto di fascia media destinata a sostituire la precedente 1100. Questo nuovo modello della principale casa automobilistica torinese toglieva sempre più spazio alla Ford Escort, auto di fascia media sul mercato dal 1968. Allora la casa statunitense dell’ovale blu iniziò a coltivare l’idea di un’auto di fascia medio-bassa a trazione anteriore. Dal momento che all’epoca la maggior parte delle utilitarie erano a trazione posteriore la Ford era molto a corto d’idee a riguardo. Nel 1971 la Fiat lanciò la 127, prima utilitaria europea con motore e trazione anteriore e così la Ford iniziò a studiare il pianale di quest’ultima. Nel 1973 la casa automobilistica dell’ovale blu creò il prototipo “Bobcat” che rappresentava un’auto dalle forme molto simili alla Fiat 127 ma l’avvento del famigerato embargo del petrolio fece rimandare il passaggio dal prototipo alla produzione di serie. Tra il 1973 ed il 1974 si scelsero diversi nomi per il nuovo modello tra cui “Pony”, “Bravo” ed “Amigo”. Nel 1974 fu scelto il nome definitivo “Fiesta” che rappresentava, forse anche per l’ammiraglia Granada, un omaggio alla Spagna come nuovo stato entrato da poco nell’area dei paesi industrializzati. L’assemblaggio doveva essere effettuato presso lo stabilimento Ford di Almussafes vicino Valencia. Nell’autunno del 1975 iniziò la produzione e nel maggio del 1976 la prima utilitaria Ford fu presentata al pubblico. L’assemblaggio, oltre che ad Almussafes, fu stabilito anche per il Regno Unito a Dagenham e per la Germania Ovest a Colonia e Saarlouis. La nuova vettura si presentava come una berlina a due volumi dalle forme molto simili alla gemella Fiat 127 ma con alcune differenze perché i fari anteriori, di forma trapezioidale con indicatori di direzione arancioni sottostanti, erano intervallati da una calandra in plastica ed alluminio. I paraurti erano in plastica ed alluminio. I gruppi luci posteriori verticali contenevano indicatori di direzione in alto, luci di posizione e stop al centro, una luce retronebbia e una retromarcia in basso ed erano inframmezzati dal portellone posteriore apribile con alloggiamento targa. Per quanto riguarda il mercato italiano i primi modelli del 1976 presentavano un alloggiamento targa specifico per targa posteriore quadrata destinato solo alle province di Pordenone, Isernia ed Oristano oggigiorno rarissimi sul mercato dell’usato e molto ricercati dai collezionisti. Gli indicatori di direzione laterali, di forma quadrata, erano posti ai lati dei fari anteriori. La carrozzeria era disponibile solo per la versione tre porte ed aveva maniglie rettangolari in alluminio con serratura. Il tappo del serbatoio si trovava tra lo sportello ed il parafango posteriore sinistro. La superficie vetrata era ampia e con vetri infrangibili. Gli interni presentavano sedili con poggiatesta di serie che potevano essere in vinile, in fustagno, in velluto ed in pelle a seconda dell’allestimento. Sulle versioni più equipaggiate erano presenti le cinture di sicurezza posteriori e il lunotto termico. Il volante era a due o a quattro razze abbinato ad un cruscotto in plastica ed alluminio che presentava forme piuttosto squadrate e con dovizia di spie luminose circolari. I freni erano in ghisa con dischi anteriori e tamburi posteriori. Le sospensioni anteriori erano a ruote indipendenti McPerson e quelle posteriori ad assale rigido con barra Panhard abbinate ad ammortizzatori telescopici a molle. I motori “Valencia” ad aste e bilancieri erano molto simili a quelli della Fiat 127 con alimentazione a benzina mediante carburazione a depressione e dotati di albero laterale. Infatti il rumore era molto simile a quello della gemella italiana ma più vibrante. Gli allestimenti erano quello base con interni in vinile, cerchi ruote in ghisa, volante a due razze, tachimetro, contachilometri, cambio manuale a quattro rapporti, indicatori livello benzina e temperatura del motore, cinture di sicurezza anteriori e climatizzatore a richiesta. Oltre a quello base era disponibile l’allestimento L con interni in fustagno e cinture di sicurezza posteriori. Gli allestimenti più equipaggiati erano il Ghia con cerchi in lega, volante a quattro razze, contagiri, aria condizionata, cambio a cinque rapporti ed interni in velluto e quello S con interni in pelle e velluto oppure interamente in pelle. La Ford Fiesta ebbe subito molto successo in Europa, in Urss e in molti stati del Commonwealth ed alcune ex colonie francesi ed in Guinea Equatoriale. A partire dal 1977 fu esportata anche negli Usa ma con alcune differenze rispetto ai modelli destinati all’Europa perché la versione nordamericana era equipaggiata con motori “Valencia” da 1500 cc ad iniezione meccanica, luci di posizione laterali e fari anteriori circolari alogeni. Nel 1979 fu lanciata sul mercato una versione speciale che rappresentava il milionesimo esemplare prodotto. Nel 1980 si aggiunsero l’allestimento GL che, rispetto a quello L, era dotato anche di contagiri e quello XR2, derivato da quello S, dotato anche di indicatore pressione dell’olio, indicatore livello batteria e motore da 1500 cc uguale a quello delle versioni destinate agli Usa ma a doppia carburazione. Nel 1981 vi furono alcune modifiche e cessarono le esportazioni negli Usa. L’allestimento base divenne Casual e gli interni divennero in crepes anziché in vinile. Si aggiunse anche l’allestimento Quartz che era il più lussuoso di tutto il modello. I paraurti e la calandra divennero interamente in plastica e i cerchi ruota in alluminio o plastica anziché in ghisa per evitare rotture in caso di incidente. Nel settembre del 1983, grazie al grande successo riscosso dal modello, fu lanciata sul mercato la seconda serie che, rispetto alla precedente, non si differenziava molto. Le forme della carrozzeria divennero più aerodinamiche, i fari anteriori erano a quarto di ovale con indicatori di direzione anteriori posti agli angoli delle fiancate, il cofano motore era a coperchio con calandra quasi assente, gli indicatori di direzione laterali furono posti tra gli sportelli ed i parafanghi anteriori, le maniglie esterne divennero in plastica nera, gli interni presentavano forme del cruscotto più rotondeggianti e selleria dalle forme più ergonomiche e il cambio a cinque rapporti era disponibile per tutte le versioni. Gli allestimenti rimasero quasi gli stessi. Nel settembre del 1984 si aggiunse una versione diesel con motore ad iniezione meccanica da 1600 cc e sospensioni anteriori McPerson simili a quelle della sorella maggiore Sierra. Nel 1986 la gamma subì un leggero restyling e l’anno successivo arrivò una motorizzazione a benzina con iniezione elettronica da 1400 cc e l’allestimento CTX con motore da 1100 cc. La seconda serie non ebbe il successo della prima perché altre auto gemelle dello stesso segmento come la Fiat Uno, la Seat Ibiza, la Peugeot 205 e la Renault 5, che avevano anche versioni a cinque porte, riducevano le vendite della Ford Fiesta disponibile solo con carrozzeria tre porte. Nel settembre del 1988 iniziò la produzione della terza serie che fu lanciata sul mercato nel febbraio del 1989. Da questo momento la Ford Fiesta arrivò anche in Asia, Africa ed America latina. Con la terza serie le modifiche furono più sostanziali perché, prima di tutto, furono aumentati il passo e la dimensione e fu lanciata finalmente la versione con carrozzeria a cinque porte per mettere in concorrenza il modello con altre auto della stessa categoria e fu proprio allora che la Fiesta iniziò ad avere sul mercato il massimo numero di esemplari prodotti. Oltre all’aumento del passo e delle dimensioni la terza serie presentava anche gruppi luci posteriori più ampi ed a quarto di sfera, tappo del serbatoio posto a lato del gruppo luci posteriore destro, retrotreno a ponte torcente, freni a disco anteriori in acciaio, interni dalle forme più ergonomiche, volante a due o tre razze e motori “Endura” a carburazione elettronica o iniezione elettronica analogica. I motori diesel furono aumentati a 1800 cc. Cambiò anche la lista degli allestimenti. Quello base era il CLX, poi vi erano quello più equipaggiato SX, quello più lussuoso Ghia con selleria in velluto e specchietti retrovisori laterali regolabili elettricamente e quelli più sportivi S, RS ed il solito XR2. Le caratteristiche di ognuno erano simili a quelle delle serie precedenti. Nel 1992 arrivarono la Fiesta XR2i ad iniezione elettronica, la versione speciale Boston e la RS Turbo. In seguito si aggiunsero altre versioni speciali come la Newport e la Navy. Sul mercato britannico vi erano altre versioni speciali come la Pony. Nel 1994 vi fu un leggero restyling perché il volante fu modificato per alloggiare l’airbag del guidatore, su alcune versioni vi era anche quello per il passeggero, i motori divennero tutti ad iniezione digitale, gli indicatori di direzione laterali divennero ovali, quelli anteriori bianchi anziché arancioni e il tappo del serbatoio presentava uno sportellino circolare. Si aggiunse anche la versione speciale Cayman Blue. Nel 1995 arrivarono sul mercato le versioni Pro e Ghia Pro prodotte fino al 1997. Nel novembre del 1995 arrivò la quarta serie che non si differenziava molto dalla precedente. I gruppi luci posteriori furono aumentati di dimensione e presentavano superfici luminose circolari, la targa posteriore fu spostata al centro del paraurti come la gemella Peugeot 205, le maniglie degli sportelli presentavano forme più arrotondate, gli airbag guidatore e passeggero erano di serie, i fari anteriori aumentarono di dimensioni e ritornò la calandra intermedia bordata da un catarifrangente bianco, le sospensioni anteriori McPerson furono irrobustite e sul posteriore fu posto un doppio ponte torcente. Ai motori Endura si aggiunsero i Zetec con distribuzione a doppio albero e valvole in testa. Gli allestimenti erano lo Studio che era quello più spartano, il Techno più equipaggiato e il più lussuoso Ghia con cerchi in lega a croce. Nel 1997 l’allestimento Studio fu dotato di paraurti in tinta e fu lanciata la derivata sportiva Ford Puma. Nell’autunno 1999 i fari anteriori furono ridotti di dimensione e divennero a quarto di cerchio e fu eliminato il catarifrangente che bordava la calandra anteriore sostituito da un bordo in lamiera in tinta con la carrozzeria. Inoltre arrivò l’allestimento Zetec con ABS e freni servoassistiti di serie e si aggiunse anche la derivata Ford Ikon. Al salone di Francoforte del 2001 fu presentata la quinta serie che arrivò sul mercato nell’aprile del 2002 e così la Fiesta entrò nel terzo millennio. Rispetto alle serie precedenti le modifiche furono più sostanziali perché le forme si avvicinavano a quelle della sorella maggiore Focus. In più i gruppi luci posteriori furono spostati ai lati del lunotto posteriore come la gemella Fiat Punto, le maniglie degli sportelli divennero ad arco, i fari anteriori erano di forme più spigolose e gli interni più ergonomici ed in plastica grigia. Il modello era disponibile solo con carrozzeria cinque porte. Gli allestimenti disponibili erano quello base ed il più sportivo S. I motori erano i benzina 16 valvole Duratec da 1200 cc, 1400 cc e 1600 cc e i turbodiesel common rail TDCI da 1400 cc o 1600 cc. Nel 2003 arrivò la versione a tre porte e nel 2005 si aggiunse la versione sportiva ST con un motore Duratec 16 valvole da 2000 cc. Si aggiunse anche la monovolume derivata Fusion. Nel 2007 ci fu un leggero restyling sull’anteriore con fari di forme più rotondeggianti e calandra in alluminio nero a nido d’ape. Al Salone di Francoforte del 2007 fu presentata la sesta serie della Fiesta che conquistò di nuovo gli Usa anche con versioni a quattro porte. Rispetto al modello precedente le linee della carrozzeria apparivano più spigolose. I fari anteriori si presentavano come dei triangoli scaleni affiancati da indicatori di direzione bianchi agli angoli delle fiancate. I gruppi luci posteriori, sempre ai bordi del lunotto, furono rimpiccioliti. Le maniglie erano in tinta con la carrozzeria. Gli interni potevano essere di colore rosso o blu a seconda dei colori della carrozzeria. La sesta serie della Fiesta aveva di serie airbag guidatore e laterali, ABS ed ESP e computer di bordo. Gli allestimenti e i motori erano gli stessi della serie precedente. Si aggiungeva solo un 1400 cc bifuel benzina-GPL. La carrozzeria era disponibile a tre e cinque porte e quattro porte negli Usa e in altri mercati extraeuropei. Nel 2013 ci fu un restyling, si aggiunsero i motori da 1000 cc Ecoboost e le versioni più spinte ST Turbo. Al salone di Francoforte del 2016 fu presentata al pubblico la settima ed ultima serie. Per quanto riguarda la linea le modifiche non furono troppo sostanziali. Quella più evidente fu la modifica dei gruppi luci posteriori che non vennero più posti ai lati del lunotto posteriore ma di nuovo ai bordi del portellone e presentavano forme semiellittiche. Le motorizzazioni rimasero pressoché le stesse. Gli allestimenti disponibili erano il Plus, il Titanium, l’Active, il solito ST Line e il nuovo allestimento sportivo Vignale. Nel 2017 arrivò il motore Ecoboost a tre cilindri in linea da 1500 cc disponibile solo per l’allestimento ST Line. Nel 2020 arrivarono le prime motorizzazioni ibride benzina-elettriche. Nel 2021 ci fu un primo restyling che trasformò la calandra anteriore con una griglia a nido d’ape. Nel mese di luglio 2023 la Ford Fiesta andò definitivamente in pensione dopo quasi mezzo secolo di onorata carriera ma, nonostante ciò, rimane una delle utilitarie più amate di sempre.
La Ford Fiesta nera della zia Lucia Sansonetti
