Andrea, Maestro del Tempo

Andrea,  Maestro del Tempo

Il giorno 12 Agosto, al termine della funzione religiosa il corteo funebre ha fatto sosta davanti al laboratorio di Pasticceria, al civico 17.  Ho visto Andrea scendere dal carro funebre, fare un inchino davanti alla vetrina del suo laboratorio e dire: Io vado, vi lascio il tempo.  Ecco  il vero dono, il vero lascito di Andrea Ascalone è stato il senso del tempo, quello che abbiamo l’abitudine di non valutare più. 
Entrare nella sua pasticceria, era come vivere un’altra dimensione. Nulla appariva in maniera copiosa di ciò che volevamo gustare. Chiedere un solo pasticciotto, significava essere invitati a consumarlo lì, con calma, in un tempo ritagliato al nostro tempo, lasciando attendere fuori dalla porta velata da tende di pizzo, ogni altra necessità o urgenza.
Andrea Ascalone ha fatto del tempo la sua regola ed il suo stile.
Essere per tempo nel laboratorio, ogni giorno per ogni ora necessaria. Scandire la propria giornata con il tempo della lievitazione della pasta,  con il tempo della mescola della crema, con il  tempo della cottura. Anche sformare il dolce prevedeva un tempo.
Noi, inconsapevoli, abbiamo vissuto il suo luogo del tempo. Anche quando rimanevamo delusi, alla richiesta, perché i pasticciotti erano terminati. Già, perché in un dato tempo si possono sfornare solo un dato numero, perché quel tempo lascia fuori dalla porta la frenesia della produzione e del guadagno. Perché la genuinità e la qualità sono la regola.
Ritornare al momento giusto significava scegliere il tempo, mettere in sintonia la nostra corsa con il suo passo lento. 
Quando si affacciava dal suo laboratorio  perché riconosceva la voce o voleva conoscere o riconoscere l’avventore, dopo averti salutato porgendo il braccio, mai la mano, era capace di intrattenerti  per lunghi minuti di autentica scuola. Scuola di vita, e memoria di tempi a noi sconosciuti. Eravamo affascinati dalla sua genuina schiettezza, dalla sua ironia, dalla sua lucidità nel fotografare i fatti, i luoghi, le persone. Un’altra dimensione, in quella pasticceria, un altro tempo.
Pensate a cosa significava uscire dal quel luogo, per esempio in inverno, percorrendo Corso Vittorio con passi misurati, che sembravano in bianco e nero, per quanto simili, antichi come passi di tanti uomini che nei secoli hanno portato il dolce presso la propria casa.
Quel vassoio, caldo sul palmo della mano, che scaldava il corpo mentre il profumo della frolla dava la spirale alla crema. Quello era un tempo, breve, ma ora lungo, che Andrea ci ha donato. l tempo  in cui non assapori, il tempo che ti insegna ad aspettare, il tempo che ti spiega cosa significa gustare.
Aprire quella confezione, svolgere quella carta bruna  come il volto sfiammato dei suoi dolci, era un rito che imponeva un’attenzione ed una cura frutto del suo tempo.
L’arte pasticcera celebra il suo dolce, la unicità, la tradizione. Ci compiaciamo  di avere nella storia cittadina una famiglia così onorata, che dà lustro a quella nobile arte.
Io vivo tutto questo, come tanti. Vivo anche la mia quotidianità che ha bisogno del tempo di Andrea. Sapere dove andare a ritrovarlo è una fortuna.
Grazie Andrea,  Maestro del Tempo.