Venerdì 25 aprile 2025, alle ore 19, presso il cinema teatro Cavallino Bianco di Galatina avrà luogo la prima di “Vite d’artista – Trasfigurazioni” scritto e diretto da Raffaele Gemma.
Il cortometraggio a rigore si potrebbe definire un docu-film, dal momento che vi è una linea tematica incentrata sull’arte contemporanea e, sottilmente, sul rapporto critico-artista, quello più genuino, che si stabilisce nel corso di quelli che usualmente vengono definiti “studio-visit”.
A Renato Grilli attore esperto di cinema e teatro è affidato il ruolo del protagonista, quello di un critico che incontra in successione degli artisti già conosciuti nel corso della sua vita, come annuncia egli stesso all’inizio, in epoca recente o più remota.
Più che passare in rassegna in maniera didascalica la produzione artistica di ognuno di loro, il protagonista usa come pretesto una singola opera significativa per far emergere dei particolari che rivelano l’attitudine di ogni artista e riguardano piuttosto aspetti più intimi della loro vita, di cui il critico-visitatore è evidentemente a conoscenza.
Questi aspetti vengono finalizzati dal regista- sceneggiatore Raffaele Gemma ad una sottile trama che ad un certo punto si coglie come narrazione autobiografica, in cui anche l’attore Grilli rimane “imbrigliato”, per merito di un particolare episodio biografico della sua vita artistica che lo collega inesorabilmente alla sceneggiatura.
Il regista Raffaele Gemma si barcamena, per il tramite di Grilli, tra atmosfere scenografiche- ambientali, altamente suggestive, ed è il caso di Giovanni Carpignano e Uccio Biondi, tra rievocazioni di tipo “amarcord” di rinnovati incontri con persone conosciute nel passato, e ciò vale per Stefano Garrisi, Corrima (Corrado Marra), Gianluca Virgilio, tra ricostruzioni oniriche e fantastiche, spesso rese con l’espediente dei flashback, che riguardano sempre Corrado Marra e la cerchia di artisti che hanno animato le performances di Art Lab (Fabrizio Manco, Fernando Martinelli, Donatello Pisanello e lo stesso Grilli….) ma anche Antonio Giaccari e Andrea De Simeis, aspetti socio-antropologici, più attuali, come nel caso di Stefano Rizzelli e Mario Tarantino.
“Trasfigurazioni” non sono altro che degli “sconfinamenti” che riguardano quegli artisti che in alcuni casi svolgono (Giaccari), o abbiano svolto in passato (Garrisi, Tarantino, Corrima), attività lavorative in tutt’altro campo.
Nel caso di Stefano Rizzelli non si tratta propriamente di sconfinamenti, dal momento che l’artista, antropologo culturale ma anche regista, affermato autore di testi per la RAI, utilizza da sempre il mezzo filmico per presentare delle tematiche profondamente attuali, di fatto oggi si mette in gioco direttamente con la “body art”, un mezzo comunicativo quello performativo per dar voce in maniera ottimale ad un determinato messaggio sociale.
Anche nel caso del regista-sceneggiatore Gemma si tratta, se vogliamo, di uno “sconfinamento”, non tanto dal punto di vista contenutistico che appare coerente con la sua personale esperienza critica ultra-decennale nell’ambito dell’arte contemporanea, quanto perché il cortometraggio rappresenta un’opera “prima” cinematografica. L’interprete stesso appare alla fine colto da una “trasfigurazione”. Sappiamo infatti che già normalmente gli attori subiscono una sorta di sdoppiamento di personalità nell’interpretazione dei vari ruoli, qui l’originalità è che il protagonista realizza in diretta sul finale del film un recupero di ricordi e citazioni in un’atmosfera “kafkiana”.
Di cornice alle scene gli sfondi delle città originarie o di residenza di ogni artista, Galatina per Giaccari, Corrima, Rizzelli, Sogliano Cavour per Garrisi, Caprarica e Martano per De Simeis, Sternatia per Tarantino, Ceglie Messapica per Uccio Biondi, Palagianello per Carpignano. Sempre Galatina, e lo splendido chiostro della Basilica di Santa Caterina, per il prof. Gianluca Virgilio, che interpreta se stesso, guidando gli studenti di una sua classe, la 1 CL del locale Liceo Scientifico e Linguistico “A.Vallone”.
Questo fatto di interpretare se stessi in modo non documentaristico ma sulla base di una sceneggiatura strutturata è una particolarità che riguarda tutti gli artisti e personaggi principali di questo cortometraggio, non valida solo per l’attore Grilli, a cui l’affidamento del ruolo è necessariamente obbligato per ragioni tutte da scoprire sul finale. In un certo senso riguarda anche altri personaggi che compaiono in un ruolo non artistico, ci riferiamo ad Antonio Pellegrino, Antonio Basalù.
Musiche di Donatello Pisanello per la colonna sonora, “Sciamani” tratta dalla performance omonima di Art Lab e “Metamorfosi”, che creano delle atmosfere pertinenti e suggestive e di Pietro Antonaci per i titoli di coda con “Lascio tutto”, anch’essa non casuale ed emblematica.
La realizzazione è tutta salentina, Progetto-artec production, Pulsar Studios Lecce per la produzione esecutiva, aiuto regista Silvana Chiriatti, Direttore della fotografia Stefano Tramacere, Focus puller Diego Silvestri, Fonico Michele Leucci, elettricista Giacomo Detti.
Il cortometraggio è l’ultimo step del progetto Syncronicart-6 (sesta edizione della biennale di arte contemporanea nel Salento) aggiudicatario del bando Puglia capitale sociale 3.0, Regione Puglia, Dipartimento Welfare Diritti e Cittadinanza, Ministero del Lavoro e politiche sociali.
Altri patrocini quelli di Città di Galatina, Assessorato alla Cultura, e TASC (Laboratorio didattico Territorio e Arti visive Storia dell’arte contemporanea di Unisalento), diretto dal prof. Massimo Guastella.
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