Da quel 31 marzo gettato nel tempo, sgorga una Fonte perenne

Da quel 31 marzo gettato nel tempo, sgorga una Fonte perenne

Raramente di questi tempi capita di emozionarsi per un film. A me è successo  qualche settimana fa  guardando in televisione un film- su Renata Fonte.  Io ignoravo quasi del tutto la vicenda.   Leggevo da tanto quel nome su una targa di legno a Porto Selvaggio,  sotto una poesia, immaginandone le gesta senza conoscerle, fantasticando solo da semplice camminatore sul nome così azzurro (di acqua azzurra) quasi fosse davvero una fonte di belle notizie, di quelle  che ispirano  buoni pensieri e poi la poesia è bellissima. Le vicende ben raccontate nel film mi hanno messo davanti ai disastri tipici dell’abiezione umana, quella delle stanze ove potere e denaro si mischiano con le polveri sottili della grassa barbarie e le sedi eleganti di partiti della bella Lecce fanno mostra di sé e si danno da fare per dire: ma no! Ma lasci perdere! Ragion per cui poi non ci vuol molto ad assoldare un qualcuno che ti spari… magari lui fa tutt’altro, ma lo seduce l’idea, non si preoccupa dei presupposti, va subito al dunque e macina idee sull’affare e presto gli si accende la lampadina sul chi chiamare…nel film è quel tale balordo che passa la vita tra sniffi e vuoti di bottiglia e che picchia per lo più donne innamorate indifese soggiogate e che tutti sanno non arretrerebbe davanti all’impresa se ben pagata…se ben ordinata… ottanta milioni, questa la cifra , per quegli anni un tesoro per godersi la vita,  una vita da sogno quale non saprei…forse un sogno balordo. Così tutte quelle macchie verdi sfumate  odorose di muschio cullate dal tempo, custodi di gemme di cristallo mosse dal vento  , chiome di pini che celano solo una perla, quella a forma di baia ove sbuca sulla sinistra sotto quegli scogli la fonte e il sole perenne la scintilla di miliardi di luci quando l’aria bianca trova narici buone per entrare nei corpi… così guarda guarda tutto questo stai a vedere nasconde anche tra chi passa con scarpe da tennis,  consuma pasti,  va a orinare nel bosco e  soffre magari di pressione o mal di testa , tra chi passa, si, a quanto pare , c’è anche qualcuno che può uccidere per denaro, possesso, villaggi turistici. Milioni di turisti che portano soldi e devono andare là nel cemento bagnato dal mare sennò non c’è gusto, a ingrassare i porci già scoppianti di melma e se qualcuno si oppone…bum,, anche con nonchalance . E pazienza per lei, per la sua faccia stanca, per le belle parole che sapeva sprigionare, le pietre preziose degli occhi umidi, la sacra famiglia delle due bambine. I colpi rintoccano come campane, assordano l’aria e spezzano il tempo, cancellandone i suoni, le belle battaglie, i sorrisi, le gite, le spaghettate veloci. Non potevano i miseri prima di sparare solo per un attimo vederla già per terra e godersela un istante priva di vita, spappolata dai loro colpi, sepolta dalle sue carte con le quali voleva difendere tutti dallo scempio apocalittico ambientale di fiumi di lava cementizia armata a soffocare la bellezza…non potevano percepire prima il rimorso? solo un attimo prima, giusto per decidere di non premere il grilletto, di andare in estremis a farsi una cantata a squarciagola con qualche amico…Renata Fonte vive con l’idea che il mondo sia bello e che gli uomini si vogliono bene e che l’amore sia universale, come lei, come le stelle…e a noi che non ci crediamo,.a noi rimasti col dubbio che ciò non sia vero il compito di chiederci se e perché tutto questo sia possibile. A Primo Levi il compito di chiedersi se davvero questo è un uomo. A Nardò, puglia, pianeta terra, cielo infinito la mission di farla vivere sempre quella Fonte, tra quelle chiome odorose, spiegando la sua vita e cosa la strappò alla terra e fare che essa continui a gettare acqua qui per noi, nel mare

Marcello Costantini